Un orco sul raccordo
Racconto breve. Roma, 2000
Non c’era una volta un orco perché è andato nel presente. Quindi, c’è oggi un orco che vive nella città di Roma. Va sempre in giro da solo e si aggira come può. A questo orco non piacciono i bambini e quindi non vuole mangiarli. Mangia parole, ecco di cosa si nutre.
Ogni mattina, beve parole fluide e mangia quelle zuccherate.
A pranzo invece, mangia parole lunghe e tonnate e, a cena, si nutre di parole più leggere, altrimenti non riesce a dormire bene.
Queste parole sono importanti per la sua sussistenza, così che possa scrivere storie.
E’ un orco parolaio.
Un orco sul raccordo
L’ho conosciuto un giorno mentre facevo la fila sul Grande Raccordo Anulare.
Ci sono ore in cui tutti si danno appuntamento sul raccordo, ma mica per incontrarsi.
Macché: per litigare e tirar fuori tutta la rabbia accumulata durante le ore precedenti.
Inoltre si ha la possibilità di ripassare tutto il repertorio di parolacce conosciute e, i creativi… ne inventano anche di nuove.
E’ il luogo dove si ripassano anche i gestacci più noti, molto eloquenti, più di tanti accidenti e discorsi.
Quel giorno, mentre passavo di lì, lo incontrai, l’orco parolaio.
Una guida tranquilla e sonnacchiosa, con una macchina canzonante.
Strano davvero, senza sproloquiare, o cantava o parlava insensatamente: non se la prendeva con nessuno, anzi.
Ad un certo punto, mentre facevo la fila, stando ben attenta a non uscire dalla corsia, me lo trovai ad un palmo dal finestrino.
Mi guardò cortesemente, con un fare quasi di altri tempi.
Un capoccione che occupava tutto l’abitacolo, un tono rimbombante che sovrastava i clacson e le voci.
Una storia del nostro tempo
Un orco gentile, si aggirava e si aggira nella città di Roma, sul Grande Raccordo Anulare.
E per chi va in cerca di stranezze, questa è proprio la favola del nostro tempo.
L’orco parolaio è ingegnoso e, se lo segui, riesci anche a non arrabbiarti, impari pure a canticchiare e a giocare con i numeri delle targhe.
Il tempo ti passa velocemente e nemmeno ti accorgi di stare in mezzo al traffico, anzi lo trovi quasi divertente.
Un orco che mangia le parole non si è mai visto e forse nemmeno lo si vede, se non si impara a guardare meglio e se non si ha un po’ di pazienza.
Però a me è capitato, quel giorno, mentre mi dicevo che era inutile cercare scappatoie o tentare sorpassi. Stavo cercando una stazione radio da ascoltare, ma si sa, quando capiti sotto il tunnel, non si sente più niente.
E proprio lì, l’ho incontrato. Non mi ha fatto nemmeno paura.
Oggi fa più paura la normalità che la stranezza!
Grazie per aver letto queste righe e alla prossima
Abbi cura di te
Semplicemente, Emily
Il raccordo? No grazie. Il tuo blog però si e brava