Kalima e Yaria
Racconto breve, El Sauzal, 2021
Il tetto era affollato di lucertole giganti.
Vivevano felici e non avevano paura né dei gabbiani né dei piccioni.
C’era poi un gatto grosso e grasso che si era accorto dei loro movimenti veloci. Però quelle erano furbissime e nessuno era riuscito mai a catturarle.
La casa era vuota da tanti anni. Da quando Sofia era morta, non ci aveva vissuto più nessuno.
Tutti la chiamavano la casa di Sofia. Una casa bianca con finestre rovinate, porta compresa. Le tarme, negli anni, avevano rosicchiato il legno. Tarme e lucertole ovunque. Senza problemi di convivenza e senza disturbo erano cresciute abbondantemente.
Kalima e Yaria
Un giorno, la lucertola più anziana si accorse che qualcosa era cambiato. Non sapeva dire cosa, ma non era più lo stesso.
Infatti, era arrivato un nuovo gatto. Apparteneva sicuramente a qualche vicino.
Un gatto non troppo grosso ma tanto agile e furbissimo.
Se le lucertole non avevano paura di niente, il gatto ancora meno.
Si chiamava Kalima, come il vento che proviene dal Sahara e porta con sé tanta di quella sabbia che non ti fa vedere niente.
Bel problema davvero e bisognava risolverlo prima che qualcuno finiva tra le zampe del micio o tra i suoi denti.
Come fare? Sloggiare? Cercare qualche alleanza?
Ebbene, la tranquillità era terminata perché Kalima s’era accorto dell’abbondanza che regnava sotto quel tetto.
Un bella domenica dI fine gennaio, quando tutto il mondo era preso da tante altre faccende, il gatto s’appostò.
Era uscito presto e nemmeno aveva guardato la ciotola dei croccantini. Aveva in mente un altro pasto, quella mattina.
Saltò sul muro, con un altro balzo arrivò sul tetto. Non era tanto difficile e Kalima era super agilissimo.
La guardiana delle lucertole, che era anche la più anziana, Yurima, le aveva avvisate. Tutte dovevano muoversi con circospezione. Nessuna doveva commettere qualche imprudenza. Erano numerose e potevano coalizzarsi per sconfiggere quel gatto.
Facile da dirsi ma… Non si trovava un accordo.
Come sempre accade in queste cose, ognuno dice la sua e tutti sono capi.
Soprattutto Yaria, doveva sempre ribattere su qualsiasi cosa.
Che ne sapeva la vecchia lucertola? Nemmeno poteva muoversi, figuriamoci scappare. Se ne stava ore e ore al sole, servita e riverita dalle più giovani. E ora, voleva pure comandare e organizzare una difesa.
No, assolutamente. Quella che se ne intendeva era Yoria. Lei sì che ne sapeva di gatti perché passava le ore nascosta a guardare Marte, il felino di fronte.
Non si perdeva niente del gattone. Addirittura lo aveva visto cadere tante di quelle volte che all’ultima, pensò di non riverderlo più vivo.
Infatti, Marte, quando passava qualche gatta, inziava a miagolare e senza riflettere si buttava dalla terrazza, facendo dei voli incredibili. Ne usciva sempre ammaccato ma vivo.
Eh, quando si dice che i gatti hanno nove vite.
Marte ne aveva novanta, altro che nove.
Però, ultimamente, era diventato vecchio e si muoveva con tanta lentezza. Passava parecchio tempo sonnecchiando. Ora, quando passava una gatta, si limitava a miagolare, senza muoversi.
Certo, l’ultima caduta era stata piuttosto brusca. Se l’aveva vista brutta, davvero.
Kalima e Yaria
Si pensò di consultare Yoria la quale si gonfiò così tanto da sembrare grassa e vecchia come Yurima.
Ci fu un certo silenzio e più di qualcuna pensò che forse non erano state sagge nella scelta. Soprattutto Yaria, che doveva dire sempre la sua e niente le stava bene.
Dopotutto, che ne poteva sapere una giovincella e per di più sognatrice?
Allora, senza aspettare risposta, qualcuna propose di consultare Ylema, la sapiente della comunità. Se esistono i topi di biblioteca, sappiate che ci sono anche le lucertole.
Ylema, appunto, era l’unica che si avventurava nella vecchia casa e passava tantissimo tempo tra i libri.
Incredible, perché ne aveva trovato uno magico. Ma così magico che bastava formulare una domanda e quello rispondeva.
Per questo Ylema trascorreva tantissimo tempo tra quelle pagine e non si stancava mai. Tanto che a volte si scordava di mangiare e tornava sotto il tetto solo a notte inoltrata.
Il problema era che Ylema era muta. Cosa che Yaria fece notare.
Non poteva parlare. Nessuno aveva appreso a comunicare con lei.
Era stata sempre considerata differente e strana. Tanto che nessuno si preoccupava se tornava tardi o se mangiava. Nessuno si occupava di lei.
Questa sua solitudine e non considerazione da parte della comunità si era convertita in provvidenza e in una grande ricchezza per Ylema.
Perché in realtà, anche se muta, aveva appreso a comunicare.
Con il libro magico ci riusciva benissimo attraverso il pensiero e anche attraverso le zampette.
Aveva infatti inventato un linguaggio di battiti e pause che il libro intendeva perfettamente.
Orbene. Veniamo al punto. Se Yurima era vecchia, Yoria era giovane e Ylema muta, a chi rivolgersi?
Ah ne mancava una, Yletta. Lei non era né troppo giovane né troppo vecchia e nemmeno muta.
Il punto era che Yletta aveva un caratteraccio e bisognava solo sperare a un risveglio con la coda al dritto, altrimenti chi le poteva parlare?
Piano piano, con gentilezza, falsa gentilezza inutile dirlo, il gruppetto con a capo Yaria andò a visitare la scorbutica. Quella come le vide avvicinarsi, girò sulle zampe e scappò.
Ohi, ohi! Avvenne tutto in un batter d’occhio.
Yletta correva e le altre dietro.
Tutte fuori dal tetto con Kalima pronto.
Al gatto non gli sembrò vero. Gli pareva di stare nel circo dei sogni.
Che spettacolo!
Chi fuggiva a destra, chi a sinistra. Aveva solo l’imbarazzo della scelta.
E in men che non si dica, finì su Yaria, con la quale trascorse una mattinata differente.
Ci giocò fino a stancarsi, mentre tutto il resto della comunità rimaneva nascosto e compatto, completamente terrorizzato.
A gioco finito, la povera Yaria non ebbe il tempo di proferire nessuna parola perché Kalima se la mangiò.
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Un racconto carino con queste lucertole che non si mettono d’accordo e sempre qualcuna fa una brutta fine
Emily buona domenica
Povera Yaria che fine