Il salice cantò.
Raccolta poetica di Cinzia Tomassini, 1990 – 2004
Anche se non ti cerco
il tuo amore
segna le strade
del mio mondo
Insegue
e attraversa
i pensieri più profondi
e inarrestabile
attende il mio
Avevo trovato
una piccola casa
nel bosco
lontano dai rumori
e dagli altari sofferenti
Ho strappato
tutte le offerte
e i veli
che nascondono
angoli e culti
che non sanno di niente
Poi stanca
ho lasciato
anche la piccola
casa nel bosco
e continuo
a vagare
senza luoghi
né radici
Mi piacerebbe viaggiare
alzando vele trasparenti
parlare con il vento
sfidando il tempo
che non mi appartiene
andare lontano
dove nemmeno
il soffio di una idea
possa rincorrermi
e poi piangere
per tutte le volte
che non ci sono riuscita
Mi piacerebbe tornare
con il cuore colmo
di sorrisi
fermarmi davanti
la porta del mondo
ed entrarvi
danzando
Il salice cantò
Ci sono
cinque righi
che pentagrammano
la vita
e forgiano
pensieri
e poi…
un’infinità
di spazi d’amore
che oltrepassano
il tempo
regalando
ad una conchiglia
meravigliosi
canti
In questo canto
che dona silenzi
e arpeggia solitudini
ritrovo una parte di me
mi fermo fra le stelle
per incontrare riflessi innamorati
di spazi e tempi che non mi appartengono
per questo non ho radici
né luoghi sicuri
mi vesto e mi pettino
solo di Nulla…
Forse quando
sono nata
ho dimenticato
di porre l’indirizzo
sulla busta
che mi era stata
assegnata
o forse qualcuno
lo ha cambiato
perché certo
non doveva essere
questa la direzione
Il salice cantò
Penso che le foglie
possano sentire
l’infrangersi
di un pensiero
che cade
come loro
fra le mie mani
e si lascia
bagnare
solo da una
lacrima
Ho perso
con Te
Ho abbattuto
tutte le barriere
e dalla difese
infrante
è nato
un dolce pensiero
Non parlate
vi prego
per un istante
tutto voi tacete
c’è un canto
che percorre
il sommesso pensiero
e solo il silenzio
lo potrà ascoltare
Emily
per un istante
sfiora dolcemente
il suo sentire
e non piangere
perché tutto torna
ad essere melodia.
Il salice cantò
C’era una volta una foglia
del colore non so
trovale tu il volto che le si addice
e poi suona il flauto senza affanno
lascia che la sera
chiuda l’ultima finestra
sui pensieri del mondo
e infiamma le stelle di divino poetare
offri il miele alle farfalle
appena percepisci qualche suono
troppo lontano
il ricordo scompare
mentre con il pensiero
rincorre una frase
ormai fuggita
su tele bianche
lontano neanche
troverrà un prato
né uno scoglio
Come un faro lucente
attendi ancora un tramonto
mentre le pagine
sfiorano qualche
ingenua luce
Che incedere elegante
hanno le tue parole
leggiadra musica
su arpeggi infiniti
peregrine note
senza pentagrammi
in partiture esistenziali
incidono il cuore mio
sempre innamorato
e cerco altre alture
ove fermare il mio pensiero
Ho preso tutte le stelle
questa mattina
perché nessuno
se ne accorgesse
le ho messe sul tuo cielo
solo dove tu sai
e quando la notte giungerà…
per una volta
coloratela con i sogni
perché le stelle
le ho rubate per lui
Mi piacerebbe tornare
con il cuore colmo
di sorrisi
fermarmi davanti
la porta del mondo
ed entrarvi
danzando
Una meraviglia!!!
Guido Padoan
Grazie Guido
Emily
Che meraviglia!
Grazie Rino, di cuore
Un saluto
Emily