Il dono del sicomoro
Racconto, Santa Cruz de Tenerife, 2016
C’era una volta un albero che viveva completamente solo: lui, la terra e il cielo.
L’aria e il vento erano suoi compagni di gioco; la pioggia e il sole, i suoi amici.
Questo era tutto il suo mondo.
Nessun passerotto o nessuna aquila avevano mai fatto un nido o cantato tra i suoi magnifici rami.
Solo. Completamente solo.
Ma lui non sapeva cosa fosse la solitudine ed era grato per la vita che gli era stata donata.
Era contento per il semplice motivo di essere vivo.
Questo lo faceva sentire lieto ed ogni giorno era per lui un regalo.
Un giorno passo un uomo
Il dono del sicomoro
Una volta, passò di lì un uomo piuttosto malconcio e sfinito.
Si fermò in cerca di un po’ d’ombra. L’albero provò tanta pena per quel poveruomo. Comprese che il poveretto stava cercando un riparo.
Era già diventato un albero alto. La sua altezza era ben di 45 metri.
Pensò: perché vado sempre più su se quest’uomo sta cercando ristoro?
Così protese tutti i suoi rami verso l’esterno per diventare ombra e riparo.
L’uomo si distese e si addormentò.
Il sonno e il riparo che l’albero offriva, molto gli giovarono.
Dormì per due giorni interi.
Quando si svegliò, aveva tanta fame.
In quel luogo, c’era solo lui.
No, c’erano lui e l’albero.
Non sono solo, dopotutto, pensò.
Il dono del sicomoro
Guardò l’albero con una certa curiosità, come se stesse cercando qualcosa.
Si accorse che quella bella pianta aveva anche dei piccoli frutti.
Salì sull’albero e cominciò a mangiare.
L’albero era contento, non si sentiva defraudato. Anzi.
L’individuo, prima di riprendere il viaggio, lo ringraziò.
L’albero si commosse e quando l’uomo se ne andò, per la prima volta in vita sua, si sentì solo.
La sua vita continuò come sempre, fino a quando un giorno, due tipi grandi e grossi apparvero da quelle parti.
Parlavano di lui.
Sì è lui, è questo l’albero.
Sicuro, anche perché qui non ce n’è un altro.
Il dono del sicomoro
L’albero provava un certo imbarazzo e anche una certa inquietudine.
Se tanti anni prima, aveva avuto una grande compassione per un essere umano, questa volta, ciò che provava non lo rassicurava di certo.
Infatti, l’albero mai si era dimenticato di quel mendicante e nemmeno il mendicante si era dimenticato dell’albero.
In realtà, quel mendicante era un ministro molto importante del regno egizio ed era stato cacciato perché calunniato.
Non potendo provare la propria innocenza, era stato costretto a vagare per molti anni, senza che un paese lo ospitasse.
L’unico che gli aveva dato riparo e conforto era stato quell’albero.
Dopo anni di esilio, finalmente era potuto tornare in patria e il faraone lo teneva in grande considerazione.
Un giorno, il faraone…
Un triste giorno, al faraone, morì il figlioletto.
Chiamò il ministro e gli disse:
Voglio che mio figlio sia posto in una bara fatta di legno speciale. Non un legno qualsiasi, ma che sia davvero speciale.
Il ministro si ricordò dell’albero e della compassione che quella pianta aveva avuto nei suoi confronti.
Raccontò, dunque, la storia al faraone.
Bene, concluse il sovrano, con il legno del tuo albero, sarà costruita la bara per il mio amato figlio.
La preghiera
Il ministro però, se in un momento così delicato come quello che stava vivendo il suo signore, aveva pensato all’albero, dall’altro canto, si pentì un poco perché non voleva recare danno a quella pianta tanto generosa.
Trascorse la notte senza chiudere occhio.
Il giorno seguente, si pose in cammino e in preghiera.
Chiese alla madre terra di risparmiare la vita dell’albero.
La sua preghiera fu così profonda che la terra tutta si commosse.
Udì una voce:
Cosa sei disposto a fare?
Quello che mi chiedi, generosa madre terra, rispose il ministro.
Bene. Ti chiedo solo di essere giusto. Se sarai giusto, quello sarà l’albero della vita, sempreverde, lo potrai portare nel tuo paese, piantarlo e curarlo perché altri come lui nasceranno.
Il ministro promise.
La madre terra gli parlò ancora e ordinò:
Vai sulle sponde del fiume e fermati finché non avrai catturato un pesce bianco, uno rosso e uno argentato.
Quando li avrai catturati, li ucciderai e poi tornerai qui.
I tre pesci
L’uomo obbedì.
Giunse lungo le rive del fiume e si procurò una rete per catturare i pesci.
Dopo poco che lì aspettava, vide arrivare un pesce bianco.
Lo catturò.
Stava per ucciderlo quando udì una voce che usciva proprio dal pesce.
Incredibile ma era così.
E il pesce gli disse:
Ti prego non uccidermi. Lasciami tornare dai miei piccoli. Se muoio, non sapranno come fare.
Il ministro non se la sentì di uccidere il pesce bianco.
Lo lasciò andare.
Dopo un breve tempo, giunse il pesce rosso. Il ministro, con una facilità incredibile, lo catturò.
Anche questa seconda volta udì il pesce parlare.
Ti prego non uccidermi. Ho sofferto molto nella vita. Sono vecchio. Lascia che almeno abbia una morte naturale. Per favore, lasciami andare.
L’uomo non se la sentì di uccidere il pesce e lo rimise nelle acque del fiume.
Aspettò ancora un poco fino a quando vide arrivare un bellissimo pesce argentato.
Ci mise un po’ per catturarlo ma alla fine lo prese.
E per la terza volta udì un pesce parlare:
Non mi uccidere, lasciami andare. Sono giovane, ho tutta una vita da scoprire. Ti prego, non togliermi ciò che di più prezioso mi è stato donato.
L’uomo non se la sentì proprio di uccidere quel bel pesce e lo lasciò libero di vivere.
Ora aveva un bel problema. Anzi due: salvare l’albero e obbedire al faraone.
E, se per la prima preoccupazione, era la vita dell’albero ad essere a rischio, per la seconda, era la sua.
Però aveva promesso di tornare dalla madre terra.
Quando arrivò al luogo stabilito, la terra gli parlò.
Il dialogo con la madre terra
Hai fatto quanto ti avevo chiesto?
Sì e no, rispose il ministro.
Che significa, spiegati.
Mi avevi chiesto di essere giusto e poi di uccidere tre pesci.
Ho creduto che se avessi tolto la vita a quelle tre creature che mi hanno pregato di risparmiargliela, avrei fatto quanto mi avevi ordinato, ma non sarei stato giusto. E anche questo me lo avevi ordinato. Non si può essere giusti ed uccidere. Quindi, ho catturato i tre pesci, ma li ho lasciati liberi. Perché credo anche che non possa esserci giustizia senza libertà e non può esserci giustizia togliendo la vita a qualcuno.
Ho provato compassione e li ho rimessi nel fiume, disse infine il ministro.
Bene. Tu sei davvero un uomo giusto e di pace, affermò la madre terra.
Ordina pure che l’albero venga portato nel tuo paese. Prendi parte del suo legno affinché sia costruita la bara per il figlioletto del faraone. All’albero non accadrà niente di male. Resterà sempre verde. Sappi che il suo nome è Sicomoro.
Io sono la signora del Sicomoro e tu, ora, il suo custode.
Da oggi in poi, le bare reali saranno costruite con il suo legno, con il legno dell’albero della vita, per ricordare che la morte è solo un passaggio.
Il dono del sicomoro
Era successo tutto questo e, di tutto questo, quei due omoni stavano più o meno parlando, perché in verità la storia non la conoscevano tanto bene.
Perciò l’albero non riusciva a comprendere molto.
Piuttosto, ad un certo punto, si trovò sradicato e provò un grandissimo dolore. Un dolore che meno male non durò a lungo.
Vide che tutto si allontanava ma l’aria e il vento continuavano a fargli compagnia, la pioggia e il sole erano sempre i suoi amici.
Quando si riprese, si accorse che qualcuno lo stava abbracciando.
Lo riconobbe.
Eccome se lo riconobbe e si sentì felice. Tanto felice che non ricordava nemmeno il dolore che aveva provato.
Il ministro gli spiegò ogni cosa.
L’albero non si preoccupò più e accettò di donare parte del suo legno per la piccola bara del bambino.
Il ministro si prese cura non solo del suo amico sicomoro, ma anche di tutti gli altri sicomori che nel frattempo erano nati.
E, da quel giorno in poi, il legno dell’albero della vita, di quella pianta generosa, accompagnò l’ultimo viaggio di tutti i faraoni e dei loro familiari.
Quell’albero, in realtà, continuò ad aiutare e a donare.
Ma questo ve lo racconterò un’altra volta.
Alla prossima e abbi cura di Te
Emily
É un sito interessante per le poesie e per i racconti ma ho vistovancora poco perciò ho molto da leggere. Complimenti
Cecilia Marini
Grazie Cecilia per il tuo commento tanto generoso
Abbi cura di te
Emily
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Sono contenta Carmen e grazie per il commento
Abbi cura di te
Emily
Che bel sito e anche i racconti
Grazie Bice e benvenuta
Emily
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Grazie Alfio
Un saluto
Emily
Bel sito e bel racconto
Grazie Pierpaolo per il commento
Abbi cura di te
Emily
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Emily
Un sito molto interessante. Complimenti per il racconto
Grazie Attilio e benvenuto
Emily
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Emily
Ciao Emily che bel lavoro su questo sito!😊
Ciao Leonella, grazie di cuore
Emily
Ciao Emily, sono davvero belli i tuoi racconti e pieni di significato. Mi è piaciuto anche quello dei gatti neri. Piacere e saluti e complimenti
Irene Ferrari
Benvenuta Irene e grazie per il commento
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Emily
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Emily
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Emily
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Emily
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Emily
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Emily
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Emily
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Emily
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Emily
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Eleonora Mancini
Tante grazie Elenora
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Emily
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Emily
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Odette
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Emily
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Ciao e a presto
Piera
Grazie Piera per questo commento
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Emily
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Emily
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Mariolina
Grazie Mariolina per il commento
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EMily