Compiti di fantasia
Racconto, 1995
Rachele era alle prese con un compito di matemetica. Era piuttosto brava in quella materia. Myriam invece teneva il naso attaccato ai vetri e fantasticava. Aveva terminato di studiare ed era intenta a trascorrere il tempo nel suo modo migliore: fantasticando.
Era molto vivace, faceva dei disegni bellissimi e li conservava in una cartellina nel primo cassetto del settimino. Myriam riusciva bene in molte materie ma certo in matematica aveva qualche difficoltà e stava guardando con dispetto sua sorella che invece sembrava divertirsi tra numeri e problemi.
Compiti di fantasia
Rachele e Myriam
Ogni tanto si faceva aiutare da Rachele e in cambio le regalava alcuni disegni.
La sua mente fu nuovamente rapita dal ticchettio della pioggia che continuava a cadere sui vetri.
Myriam vedeva già dei piccoli folletti con minuscoli ombrellini che danzavano liberi fra tutte quelle gocce, quando ad un certo momento le si offuscò la vista.
– Oh! Che meraviglia! – Esclamò la fanciulla.
Proprio davanti a lei oltre la finestra si vedeva il più bel regno che fosse mai esistito. In nessuna fiaba aveva letto o visto qualcosa di così grandioso.
Il folletto dall’ombrellino rosso la invitò al palazzo del Duca Alessandro. Era il Duca più buono che fosse mai esistito.
Al Duca, Myriam parve una fanciulla tanto graziosa e la invitò a fare una cavalcata.
Sul bel cavallo bianco, Myriam galoppava lasciando che il vento giocasse con i suoi capelli biondi. Era bella, il viso fresco e gli occhi verdi emanavano gioia.
– Fermiamoci, bella fanciulla – la esortò Alessandro scendendo dal cavallo.
– Certo, cavaliere. Ma perché ci fermiamo? – chiese Myriam.
-Guarda lì, fanciulla dagli occhi verdi. C’è una casa. Ristoriamoci e poi ripartiremo.
Compiti di fantasia
Il mulino nel bosco
Nel bosco, in riva al fiume c’era un mulino e un mugnaio apparve come per incanto offrendo delle frittelle appena fatte.
Immenso e Bianca, i due fieri cavalli, erano andati ad abbeverarsi.
– Prendete anche un bicchiere d’acqua fresca – disse il buon mugnaio.
-Grazie – e Myriam, prendendo il bicchiere, iniziò a bere quell’acqua tanto fresca e buona.
Ad un tratto, un brutto folletto con l’ombrellino verde uscì dalla boscaglia.
– Ti ho trovato Duca Alessandro – disse con rabbia – Mi manda la fata del Regno di Ghiaccio. Non potrai amare mai nessuna fanciulla e resterai sempre solo – concluse il cattivo folletto.
Myriam era sbalordita e le cadde il bicchiere dalle mani che subito finì in mille pezzi e, nello stesso istante, il folletto dall’ombrellino verde scomparve.
– Andiamo, amica mia e grazie a te mio buon mugnaio – disse il Duca Alessandro risalendo sul suo bel cavallo. I suoi occhi erano diventati tristi, il sole si era nascosto dietro le nuvole e la pioggia cominciò a picchiettare.
– Cosa vuole da te quel folletto? E chi è la fata del Regno di Ghiaccio? – domandò Myriam pensierosa.
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La fata del regno di ghiaccio
– È una storia molto antica. La fata del Regno di Ghiaccio ha bisticciato con la fata della Valle Incantata che è la mia più grande amica e i due bei cavalli che stiamo cavalcando sono doni suoi.
La fata del Regno di Ghiaccio è gelosa di tutte le persone che sono amiche. Ce l’ha anche con me. A proposito, ho mandato io il folletto con l’ombrellino rosso a cercarti. Ti avevo vista nei miei sogni e il folletto mi aveva assicurato che tu esistevi veramente ma non poteva venire a cercarti se non al tuo sedicesimo anno di età. Ieri tu hai compiuto sedici anni, non è vero?
– È vero! Ma è tutto così fantastico – asserì Myriam trasognata.
– Voglio conoscerti, bella fanciulla e se ci vorremo bene, il mio cuore si riscalderà e la fata del Regno di Ghiaccio non avrà nessun potere – le confidò il Duca – ma dovrai essere molto paziente con me perché io non saprò più gioire delle cose belle e i miei occhi saranno tristi ancora per molto tempo.
Myriam aveva un cuore gentile e provò tanta pena per quel bel giovane condannato alla solitudine.
-Non sarà facile, lo so. È difficile amare qualcuno senza pretendere niente, o senza la pretesa di cambiarlo.
Spero di avere pazienza e vedrai cavaliere, il sole tornerà a brillare nella Valle Incantata.
Sarò forte e andrò a trovare la fata tua amica. Tu, torna nel tuo palazzo e aspettami lì e abbi fiducia.
Non lasciarti scoraggiare. L’amore cura i mali peggiori.
Ricorda che chi ha un problema, ha anche la soluzione.
Compiti di fantasia
La fata della Valle Incantata
E così detto, si congedò dal bel cavaliere triste e partì per andare a trovare la fata, regina della Valle Incantata.
La fata viveva in un castello tutto rosa, dalle torri rosa e l’edera si arrampicava per i muri. Il castello pareva costruito sulle nuvole.
In men che non si dica Myriam si trovò davanti al possente portone.
“Chi viene in nome dell’amicizia
bussi tre volte.
Chi è mio nemico
bussi almeno dieci volte
e nell’attendere… chissà che non cambi idea.
BENVENUTI”.
Queste erano le parole incise sul portone.
Myriam bussò tre volte e il portone immediatamente si aprì.
Tre folletti dall’ombrellino rosa le fecero strada accompagnandola nella stanza gialla.
Era tutto giallo lì dentro: le sedie, il tavolo lungo, posto al centro della sala, le tendine alle finestre.
Due canarini dalle piume d’oro e dal canto melodioso si posarono sulle mani della fanciulla.
Dalla parte opposta della stanza, si aprì una porta e una fata entrò con passo elegante nella stanza.
Indossava un abito lungo di seta rosa e un velo le scendeva dal capo coprendo i lunghi capelli argentati. Tra le mani aveva dieci rose che porse alla fanciulla.
– Grazie – riuscì a dire Myriam. Le sembrava un sogno e aveva quasi paura di parlare come se tutto quell’incantesimo dovesse sparire da un momento all’altro.
– Tu sei la bella fanciulla dagli occhi verdi del sogno del Duca Alessandro! I due canarini sentono che si possono fidare e nel posarsi sulle tue mani ti hanno fatto il dono del canto melodioso – disse la fata accarezzando il volto della ragazza.
– Sei buona – continuò – i tuoi occhi sono trasparenti come la sorgente della Valle e la tua anima è limpida.
– Ho bisogno di aiuto – asserì Myriam.
– So già tutto. Il folletto dall’ombrellino rosso che hai conosciuto è venuto a riferirmi ogni cosa. Mia cara è un’avventura speciale quella che ti aspetta, ma sei l’unica che può ridare la gioia al Duca. Non posso fare nessuna magia e non serve nessun incantesimo ma solo la sua decisione e il dono della tua amicizia scioglieranno il ghiaccio dal cuore di Alessandro.
Le rose che ti ho regalato ti saranno di grande aiuto. Ti affido Bianca, la cavalla che ho regalato al giovane Duca.
Ti condurrà per un lungo viaggio e al tuo ritorno Immenso ti attenderà all’ingresso della Valle Incantata e se i tuoi occhi saranno ancora verdi e trasparenti, il Duca guarirà.
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Il congedo
E così la buona fata abbracciò Myriam e l’accompagnò al limite della Valle Incantata. Era molto commossa per la bontà di quella giovane e all’ultimo momento le ricordò – Conserva le dieci rose, non separartene mai e se arriverai alla meta saprai a chi darle.
– Va bene, grazie – e a cavallo di Bianca partì.
Dopo diverse ore giunse nel regno della morte. Un folletto con l’ombrellino nero le venne incontro.
– Dove vai, ragazza? Cosa vuoi?
– Voglio il giorno e il calore – rispose Myriam.
– Qui non c’è niente di tutto questo. Non sappiamo cosa sia la luce, né il caldo. Qui è sempre buio e tutti dormono. Da millenni nessuno s’è più svegliato. Nessuno più è nato.
Che sono quelle? – le chiese ancora.
– Sono dieci rose povero folletto. Non sai cosa sono? – domandò Myriam incredula.
– Non ho mai visto nulla di simile né occhi così belli come i tuoi – ammise il folletto con aria triste e meravigliata allo stesso
tempo. Se tocco le tue rose moriranno, lo sai? Ho il potere della tristezza – continuò il folletto.
– Non conosci la gioia?
– Cos’è? – domandò immediatamente lui.
– È una perla nascosta nella nostra anima – rispose la fanciulla.
– Oh! Donami quella perla.
-È dentro di te. Prova a cercarla – gli consigliò Myriam – la notte è dentro di noi e anche il giorno. Se vuoi essere felice ama la notte e il giorno apparirà.
– Non è vero, non posso crederci. Come si può amare la notte?
Tutto è tanto triste. Ma perché sei arrivata qui?
– Per aiutare una persona, per amicizia – rispose Myriam.
– Esiste l’amicizia? Sei molto coraggiosa – ammise il folletto.
Senti il profumo di queste rose? Non dimenticarlo e cerca con tutta la forza che hai, la gioia nel tuo cuore. Tu potrai risvegliare tutti gli abitanti di questo regno e nello sconforto ricordati del colore delle rose. Ti aiuteranno a ritrovare il coraggio e a non fermarti. E anche la tua vita si riempirà di luce. Credimi e si allontanò dal regno della tristezza regalando un sogno al folletto con l’ombrellino nero.
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Il regno dell’Impossibile
A notte inoltrata, Myriam giunse nel regno dell’Impossibile.
Tante farfalle le volavano attorno danzando e cantando:
“Bella fanciulla dagli occhi verdi
vano è il tuo sacrificio
torna da dove sei venuta
Non esiste l’amicizia”.
Myriam guardò le rose e gridò – Non è vero. Sono bugie le vostre. Il bene esiste, sia quello per gli altri che per se stessi.
In quello stesso istante le farfalle divennero brutti pipistrelli che sprofondarono nel pozzo della disperazione.
E riprese ancora il suo viaggio.
Due delle rose erano diventate d’oro e Myriam comprese che le rose stavano a significare le prove che avrebbe dovuto affrontare. Presa dai suoi pensieri non si era accorta di essere giunta nel giardino dei Rassegnati. Dieci folletti con l’ombrellino marrone le andavano incontro.
– Vieni e riposati – disse uno di loro.
– Grazie mille. Siete davvero gentili ed io sono stanca.
Entrarono in una casa marrone molto grande. Un uomo ed una donna la accolsero.
– Salve, bella fanciulla dagli occhi verdi. Siediti e mangia qualcosa. Poi andrai a dormire .
Myriam li ringraziò ancora e cominciò a sentire tanta stanchezza.
– Come vi chiamate? – chiese.
– Io sono Vecchio e lei è Vecchia – rispose l’uomo – ci siamo solo noi in questo giardino e stiamo aspettando la morte.
– Non siete contenti di vivere?
– Non abbiamo più nessuna ragione per vivere. Siamo rimasti soli. I nostri figli sono fuggiti via e nessuno ci viene mai a trovare. Questo è il giardino dei Rassegnati. Cosa ci fai da queste parti?
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Vecchio e Vecchia
Così la fanciulla raccontò tutta la storia e poi andò a dormire.
Notò che le stanze erano piene di polvere e le finestre ben sbarrate.
Era tutto terribilmente squallido lì dentro. La stanchezza ebbe il sopravvento e si addormentò.
Trascorsero diversi giorni e quando si risvegliò si accorse che ad una rosa stavano cadendo i petali.
Alla svelta si alzò e corse in cucina. Vecchio e Vecchia stavano seduti in silenzio.
Da quanto tempo sono qui? – chiese Myriam.
– Da tre giorni – risposero.
– Abbiamo pensato di non svegliarti. Resta. Il tuo cavaliere non
potrà più essere felice, proprio come noi. E’ inutile. Resta qui. Riposa e aspetta la fine di tutto.
– No – gridò con tutte le forze che le erano rimaste.
– Sei stanca. Sei stanca – continuavano a dire i due vecchi.
Era stanca davvero ma non doveva rassegnarsi e così fuggì via e anche la terza rosa diventò d’oro.
Camminare, ancora camminare, questa era la sfida della bella
fanciulla dagli occhi verdi. Più camminava, più superava le
difficoltà incontrate e più comprendeva il senso di quel viaggio.
– Guardate che bella fanciulla – gridarono le rane del Grande Stagno.
– Vieni bella fanciulla, la madre rana ti trasformerà e sarai sposa del principe rospo.
– No, grazie – disse Myriam.
– Il nostro principe rospo ti farà ricca e tutte le rane del grande stagno ti invidieranno. Vieni a specchiarti nell’acqua, vedrai tu stessa.
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Lo stagno
Myriam scese da cavallo e si avvicinò allo stagno. Si vide riflessa nell’acqua. Sulla testa aveva uno splendido diadema e indossava un magnifico vestito. Dieci damigelle la riverivano, mentre la ricoprivano d’oro. Soffiò il vento, si mosse l’acqua dello stagno e l’immagine scomparve. Un brutto rospo con una piccola corona sulla testa uscì per catturarla ma fece in tempo a fuggire perché con il suo cuore aveva già detto no a quella falsa ricchezza.
Molte fanciulle erano cadute nello stagno ammaliate e ingannate, ma erano state trasformate solo in brutte rane.
E la quarta rosa si indorò.
Lungo un ruscello si fermò per dissetare Bianca e si ricordò dell’incontro con Alessandro.
– Tornerò a casa, pensò Myriam fra sé e una lacrima le rigò il viso.
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Le fate
La fata della valle Incantata era andata a trovare quella del Regno di Ghiaccio. Era stato tutto congelato nel regno della fata cattiva e la fata buona aveva difficoltà anche a parlare.
– Dimentichiamo i nostri rancori – disse – Ridiamo la felicità ai due giovani.
– No. Voglio distruggere la fanciulla. Il Duca dovrà morire solo.
Non riuscirà a superare le prove della vita. Nessun umano è capace di amare. E lei è fragile e alla fine cederà.
– Ci riuscirà. E’ una ragazza caparbia – sottolineò la
buona fata.
– Basta, ora. Solo un’ultima cosa. Questa è una sfida: se la fanciulla terminerà il viaggio scioglierò il ghiaccio dal mio regno e lascerò liberi gli abitanti.
E rise con cattiveria sicura che la ragazza non si sarebbe sacrificata oltre.
La buona fata ritornò nel castello rosa piena di fiducia.
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La speranza
Il duca Alessandro non era più uscito dal palazzo da quando Myriam era partita.
Da alcuni giorni era caduto in un sonno profondo. Eppure credeva nell’amicizia e questa fede gli dava una speranza. Cominciava a comprendere le parole di Myriam: trova dentro di te la soluzione.
“Canta anima mia
sbocciate fiori
e tornate a cinguettare uccellini”.
Invocava Myriam nel Bosco del Silenzio. Tutti gli uccellini erano paralizzati sugli alberi e dalle loro gole non usciva più nessun canto. Myriam pensò ai due canarini nella stanza gialla del castello della Valle Incantata e per un attimo si scoraggiò. Tanta era la tristezza che aveva visto in quei giorni….e diventò cupa. Il suo cuore sussultò.
– Gli amici non si abbandonano. Continuerò questo viaggio – e la quinta rosa diventò d’oro.
Dopo cinque giorni di faticoso cammino, giunse al castello di un re tanto malvagio. Questo re aveva chiuso tutti nella torre e mai nessuno era riuscito a fuggire.
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La Terra del Male
– Questa è la Terra del Male – le disse un folletto dall’ombrellino bianco. Ti regalerò tutto quello che desideri se uccidi il re. Vuoi? – le propose il folletto.
– Non uccido nessuno. Lo scopo del mio viaggio è un altro – contestò la fanciulla.
– Lo sanno tutti ormai che sei una sognatrice. E’ inutile.
Se vuoi vivere bene devi pensare solo a te stesso. Il più forte vince. E’ questa l’unica logica. Tutti raccontano la tua storia.
Sei ridicola, credimi. Smetti di fare l’eroina e ascolta i miei consigli. Uccidi il re e sarai tu a comandare. Sarai la padrona e potrai fare ciò che vorrai.
Si dice che il tuo cavaliere dorma beato. A lui non interessa nulla di te. Morirai se continuerai questo viaggio e nessuno ti ricorderà.
– Tu sei bravo a parlare e sai quanto sono provata. Ma non credo a quello che dici. Aiuta la tua gente, il tuo re è un povero disgraziato. Abbi rispetto per te stesso e non desiderare la morte di nessuno – disse Myriam e, in quel momento, anche la sesta rosa diventò d’oro.
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La spiaggia delle streghe
Giunse sulla spiaggia delle streghe. Alle sue spalle s’ergeva una grande montagna. Nell’aria centinaia di folletti danzavano
divertiti alla vista della ragazza. Uno di essi provò a rubarle una rosa ma come la toccò si punse e cadde a terra addormentato.
Davanti a sé vide una nave che andava a vele spiegate. Una
bandiera fu innalzata e lo stemma delle streghe si vedeva chiaro.
Myriam ebbe un brivido di paura ma non doveva fuggire.
Scese da cavallo e s’incamminò lungo la spiaggia. Vide un cavallo dall’aria sinistra. La terrorizzava. Parecchi corvi presero a volare sopra la sua testa.
Un corvo le si avvicinò e si trasformò in folletto.
– Sei molto bella. Dicono che sei bella ed è vero. I tuoi occhi disarmano.
Qual è il tuo segreto? Come mai una fanciulla tanto indifesa e tanto giovane, possiede anche tanta forza? – le chiese.
Compiti di fantasia
Qual è il tuo segreto?
– Non ho nessun segreto. È il bene che può tutto e se uno ci crede veramente, trova anche il coraggio per andare avanti.
– Ma è un sogno – la derise il folletto.
– Posso regalarti questo sogno – fece seria la fanciulla.
– Vuoi veramente? Mi regalerai il tuo sogno? – chiese perplesso il folletto.
– Non è solo il mio sogno. E’ un sogno per tutti. Se lo vuoi lo avrai.
– E potrò essere me stesso? – domandò ancora il folletto.
– Certo. Come me. Nel bene e nel male resterò la fanciulla dagli occhi verdi, nata per amare perché noi siamo amore.
– Vieni ti aiuterò ad uscire da qui. Non ho mai conosciuto una persona buona come te.
Myriam seguì il folletto che la condusse lungo una strada tortuosa e piena di fango.
Le regalò due ali e così Bianca volò oltre la montagna.
Il folletto rimase lì e non tornò più ad essere un corvo.
La settima rosa divenne d’oro.
Di buon mattino giunse davanti al palazzo dei Geni dai mille
desideri.
– Vieni piccola fanciulla – le disse il genio della furbizia. Ti condurrò nella mia stanza e ti regalerò l’astuzia.
Sarai tanto scaltra da andare nel tempo futuro dimenticando tutto.
– Non voglio dimenticare – affermò Myriam – Anzi, voglio ricordare sempre chi sono e perché vado errante.
– Vieni da me, invece – fece il genio della vanità.
– Non è la vanità che desidero, ma la bellezza del cuore
– disse Myriam e anche il secondo genio scomparve.
– Io sono il genio del potere. Ti farò diventare la persona più importante, più orgogliosa, più….
– Ho scelto l’umiltà e la pazienza come compagne di viaggio e solo queste mi aiuteranno.
E detto ciò, il grande palazzo scomparve nel nulla mentre l’ottava rosa diventava d’oro.
Compiti di fantasia
La stella
Una stella rubò Myriam e Bianca e le portò vicino alla luna.
– Adora la signora luna – disse il folletto celeste.
– Non adoro le cose – ribatté Myriam decisa.
– E’ la luna che comanda. Il sole non apparirà più, sciocca fanciulla.
– Voglio parlare con la Signora del firmamento.
Il folletto nano è malato – disse il folletto celeste.
– Che cosa ha? – gli chiese.
– Vuole morire – rispose.
– Perché vuole morire? – domandò ancora Myriam.
– Nessuno lo sa. Vai a trovarlo.
Myriam entrò nel palazzo delle stelle e si avvicinò al letto del folletto nano.
– Ciao, amico. Perché sei tanto triste?
– Lasciami guardare i tuoi occhi – Supplicò il folletto nano – Non ho mai visto niente di tanto bello. Sembrano due perle i tuoi occhi e mi dicono che il tuo cuore è generoso. Da quando è morta la mia mamma più nessuno mi ha cantato una canzone. Sai cantare?
– Certo che so cantare e ti canterò la stessa canzone che la mia mamma mi ha insegnato quando ero piccolina. Me la ricordo ancora sai?
Con una voce melodiosa cantò per tanto tempo fin quando il folletto nano si alzò dal letto di stelle e cominciò a danzare.
Gli altri folletti erano rimasti a guardare meravigliati. Non
riuscivano a credere ai loro occhi. Le stelle acquistavano più luce mentre la nona rosa diventava d’oro e il folletto celeste accompagnava la fanciulla dalla Signora del firmamento. Bianca correva leggera sulla strada di stelle.
– Non è possibile – pensò Myriam e in quell’istante comparve la Signora del Firmamento.
Neanche la fata della Valle Incantata era così bella. Una corona di stelle le cingeva la testa e una cascata di capelli d’oro scendeva a coprirle i piedi nudi poggiati su due stelle d’argento. Nelle mani aveva dieci stelle d’oro.
– Cara ragazza, hai camminato tanto regalando la gioia. Cosa vuoi in cambio? –
– Voglio amare ed aiutare un amico – rispose subito Myriam.
– Bene. Torna nella Valle Incantata. Domani, al tuo ritorno, il sole splenderà. Puoi lasciare qui le dieci rose d’oro che donerò a un’altra fanciulla capace di amare. Sono io che ti ho dato le rose alla porta della Valle Incantata e qui dovevano tornare.
Myriam era felice. Come era stato promesso, il giorno seguente scese dal cielo con una nube e il sole illuminò ogni cosa.
Immenso stava ad aspettarla al limite della Valle Incantata.
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Al castello del Duca
Myriam corse felice e insieme a Bianca passò davanti al castello rosa e infine giunse al castello del Duca.
– Finalmente sei tornata, amica cara – l’accolse festosamente il folletto dall’ombrellino rosso. Il sole riscaldava la stanza gelida del Duca Alessandro e questi dopo un po’ si svegliò e si affacciò dalla finestra.
– Grazie, grazie.
Avere un amico ci fa sentire come se indossassimo l’abito più bello anche se, in realtà, portiamo qualche straccio.
Scese di corsa e notò che la fanciulla aveva ancora gli occhi verdi.
Dalla montagna si formarono tanti ruscelli e un lago ebbe vita ai piedi della vallata. Il regno di ghiaccio s’era sciolto e tutti i folletti incontrati nel viaggio danzavano liberi e felici.
Immenso e Bianca volavano, Vecchio e Vecchia tenendosi per mano camminavano parlando.
– E’ vero che esiste l’amore – disse Vecchio.
– Certo che è vero. E’ bella la vita e io penso che nel cuore di ognuno ci sia bontà. Basta saperlo.
– Myriam, Myriam, andiamo, usciamo è finito di piovere. Rachele la stava chiamando.
– Cosa? – fece Myriam stropicciandosi gli occhi.
– Non mi senti? E’ da un bel po’ che ti chiamo. Vieni andiamo a passeggiare nel parco.
– Passeggiare? – chiese Myriam ancora sognante.
– Certo.
– Facciamo un gioco? – propose Myriam.
– Gioco? Non credi che siamo un po’ cresciute? – domandò Rachele.
– Non si è mai abbastanza grandi. E per giocare non c’è età – concluse Myriam.
Dopo un po’ aggiunse – Vorresti essere una fanciulla che deve affrontare un lungo viaggio?
– Per carità. Io sono già stanca – disse Rachele – certo che ne hai
di fantasia.
– E allora, ti piacerebbe essere una fata buona che vive in un castello rosa? Tutto rosa, pensa.
– Beh, questa mi piace di più.
– Bene allora tu farai la fata e io la fanciulla.
– E c’è anche un bel principe? – chiese incuriosita Rachele.
– Questo è un segreto – rispose felice Myriam.
(Abbi cura di te)
Emily
Già da quando ho cominciato a leggere questa favola ne sono rimasta incantata… Come nella favola😍😍 È stupenda, fantastica, meravigliosa. Non ci sono parole piú belle di questa favola per descriverla💓💓💓
Grazie per il tuo delizioso commento. Sono contenta che ti sei piaciuta.