Il sicomoro di Natale, 2014. Racconto breve.
Un giorno di tanto tempo fa, un uccellino tessitore e un uccellino lavoratore, provenienti da terre
diverse, si incontrarono nel villaggio di Nevé Salam dove vivevano due bambini di nome Alì e Koby.
Era una giornata tiepida con un sole alto che faceva cantare il cuore.
Infatti, c’era una fanciulla e, mentre portava la brocca d’acqua, cantava una nenia antica e la fatica le veniva più lieve.
Si fermò, ad un certo punto e vide gli uccellini fermi sul ramo più basso di un sicomoro. Gli uccellini non si spaventarono e beccarono dalla sua mano alcune briciole di pane e bevvero anche un poco di acqua.
Alì e Koby, dall’altra parte della strada, guardavano la scena: avevano già preparato le fionde e avevano le tasche piene di sassolini.
Alì preparò la fionda e Koby, per non essere da meno, preparò la sua.
Anna si girò e due sassi la colpirono in pieno volto.
Gli uccellini, sconvolti, fuggirono sui rami più alti del sicomoro.
Alì e Koby scapparono a casa e piangendo raccontarono alle loro mamme cosa avevano combinato.
Intanto, diverse persone erano accorse per aiutare la fanciulla. Fu chiamato il medico che constatò il danno che quel gesto aveva provocato agli occhi di Anna.
Il dottore disse che sarebbe guarita ma ci volevano tanto tempo e cure.
Certe azioni possono rovinare davvero la vita degli altri.
La giovane era amata da tutti nel villaggio di Nevé Salam e, anche se viveva da sola, non era sola.
I genitori di Alì e Koby si addolorarono tanto e punirono i figli in modo insolito: non ricevettero né sculaccioni né furono messi in castigo.
Si sarebbero presi cura di Anna e degli uccellini fino alla completa guarigione della ragazza.
Il sicomoro di Natale
Il villaggio di Nevé Salam
Il villaggio era abitato da persone praticanti religioni diverse, vivendo nel rispetto reciproco.
La famiglia di Alì era palestinese, quella di Koby era ebrea e Anna era cristiana. Tra l’altro nel villaggio non era mai successo niente di terribile, perciò quell’episodio scosse le persone ma non le divise, anzi.
Si faceva a gara per aiutare Anna.
Gli uccellini rimasero stupiti perché provenivano da terre segnate dalla guerra e dalla morte.
Anna, ogni volta che poteva, andava a riposarsi sotto il sicomoro. Era nata così l’abitudine di ascoltare le sue storie. Ne
sapeva tante e tante ne inventava. Tutti andavano ad ascoltarla, sia grandi che bambini. E ognuno poi raccontava le proprie storie: chi voleva, raccontava.
Si parlava dei propri sogni, di progetti, la storia delle proprie famiglie, le proprie tradizioni.
Anna, un giorno, raccontò la storia del presepe e quella dell’albero di Natale.
Sembrava di vederlo l’abete gigante e si cercava di descriverlo, di inventarlo addirittura. Ma come era fatto un albero di
Natale?
Il sicomoro di Natale
Così, a dirla tutta, il sicomoro era diventato il luogo dell’incontro e dei racconti.
I giorni passavano; trascorsero le stagioni più calde, l’autunno, arrivò l’inverno e Anna pensava ai suoi genitori e alle feste natalizie.
Decise che per quel Natale avrebbe preparato il Mansaf: agnello con contorno di riso e yogurt, per condividerlo con le famiglie di Alì e Koby.
Intanto gli uccellini si sentivano sempre più tranquilli e tornarono a frequentare i rami più bassi del sicomoro.
Arrivò il Natale. Anna, piano piano, guariva e si sentiva contenta. Preparò la casa con luci e decorazioni, invitò i suoi amici e prima di mangiare, tutti insieme pregarono, si abbracciarono e bevvero un sorso di acqua benedetta. Anche le mamme di Alì e Koby avevano preparato dei buoni piatti e, in allegria, consumarono il pranzo. Poi si decise di andare tutti insieme sotto il sicomoro, visto che la giornata lo permetteva.
Ma incredibile… sì perché qui il racconto ha davvero dell’incredibile: gli uccellini nella notte avevano tessuto e lavorato, decorando il sicomoro con fiori e fili colorati e ai piedi del magnifico albero, c’erano regali, dolciumi e storie scritte su pergamene arrotolate.
Anna condivise i doni con tutto il villaggio di Nevé Salam e per lei fu un Natale indimenticabile. Gli uccellini tornarono a cantare, le persone danzarono e, fino a notte raccontarono e furono tessute storie d’argento e d’oro, perché così sembrano le parole di chi sa stare insieme. Ancora oggi si racconta la storia del Sicomoro di Natale.
I racconti di Natale sono i miei preferiti
Benvenuto Valeriano e grazie
Emily