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17) La stirpe del drago

La stirpe del drago Capitolo XVII
Romanzo Fantasy di Rebecca Bannò, 2005

XVII Capitolo

Un dolce suono

«Si può sapere dove eri? Sono ore che ti cerco!».
«Per quale motivo non ti sei messa in contatto con me immediatamente?».
«Comunicare telepaticamente è piuttosto faticoso ed io sono già abbastanza nervosa. Allora, dove eri?».
«A scambiare quattro chiacchiere con il Capitano della nave».
«E così socializziamo con il nemico adesso?».
«Non è un nemico, è anche molto simpatico e ci ha invitati a cenare assieme a lui questa sera».
«Bene! Io non ci andrò», disse Ecra mettendosi seduta sul letto.
«Non puoi rifiutare il suo invito, come ci resterebbe? Sei proprio senza cuore. Ma dimmi, perché sei venuta a cercarmi? Cosa avevi di tanto urgente da dirmi?».
«Ora te lo spiego subito. Aspetta un secondo», la giovane aprì il suo zaino ed iniziò a cercare qualcosa. Infine tirò fuori un pezzo di carta che depose sul tavolo della stanza; era una mappa.
«Osserva attentamente – disse il cavaliere Immacolato dell’Acqua –
Noi siamo qui nel golfo di Raùr e tra qualche giorno, settimana o mese, se qualcosa andrà storto, saremo qui nella baia di Peles».
«E allora? Non ti capisco!», fece Kéndall.
«Non ricordi? Ti avevo detto che Peles era un porto poco sicuro perché è abitato dai pirati. Questo vuol dire che dovremo tenerci pronti in caso ci battessimo nella loro rotta».
«Meglio! Vuol dire che avremo un viaggio movimentato, ci terremo in forma!».
«Non sottovalutare i pirati Kéndall, sono astuti come le volpi. Ora devo andare, ho bisogno di stare un po’ da sola; tu, intanto, rifletti su questa faccenda dei pirati».
«Aspetta un momento Ecra, mi sono dimanticato di dirti che il Capitano si scusa con te per l’accaduto. Piuttosto, perché devo pensare io ai pirati, non puoi farlo tu?».

La giovane guardò il suo amico e poi uscì dalla stanza senza dire una parola.
Andò sul ponte ed iniziò a fissare il mare.
Mille pensieri s’affollavano nella mente: il tempio dell’Acqua, sua sorella, suo padre, il signore Oscuro, Bregael ed ora anche il Capitano della nave.
Ogni giorno si domandava come perdonare il re e Bregael, e più si avvicinava al tempio dell’Acqua, più era sicura di non riuscire a superare la prova che l’attendeva. Cosa sarebbe accaduto allora?
Forse lei non era degna di essere un cavaliere Immacolato; forse la signora dei Draghi aveva fatto un errore nel scegliere lei; forse…

La stirpe del drago Capitolo XVII


Quanti dubbi!
Osservava i gabbiani volare nel cielo e posarsi sulla superficie dell’acqua; invidiava quelle creature. Erano liberi, ognuno di loro si preoccupava solamente di riuscire a sopravvivere, ognuno di loro era ignaro di ciò che accadeva nel mondo di Ianor.
«Ecra!», qualcuno toccò la spalla della giovane che si voltò spaventata.
«Kéndall, dimmi!».
«Tutto bene? Ti vedo molto preoccupata».
«Non è niente, riflettevo solo su alcune faccende che mi sono venute in mente…».
«Riguardano il discorso che abbiamo fatto prima sui pirati? Perché se è così, ti domando scusa. In realtà sono preoccupato anch’i, ma se dovesse capitare veramente di essere attaccati dai pirati… cosa importa? In fondo, su questa nave ci siamo noi due».
«Grazie per il conforto, ma non è a questo che stavo pensando. È quasi ora di cena, è meglio che ci prepariamo. Non è educato far aspettare il Capitano!».
«Vuol dire che verrai?».
«Non ti lascio solo, potresti fare qualche guaio; e poi in fondo il Capitano mi ha fatto le sue scuse, no?!».
«Hai ragione. Comunque, il suo nome è Rexul».
«Andiamo a cambiarci».
«Vestiti prima tu, aspetterò qui fuori», disse Ecra.
«Come preferisci», accettò Kéndall.

La giovane uscì dalla camera e aspettò nel piccolo corridoio.
C’erano altre quattro porte ed una aveva un piccolo oblò di vetro.
Ecra pensò che quella fosse la stanza del Capitano.

La stirpe del drago Capitolo XVII


Ad un tratto la porta si aprì e uscì una persona coperta da un mantello nero.
Il cavaliere Immacolato dell’Acqua fissò lo sconosciuto fino a vederlo scomparire dietro alla porta della stanza accanto a quella sua e di Kéndall.
«Ho terminato», disse Kéndall uscendo dalla camera.
«Come siamo eleganti! Sicuro che è solamente una cena? Ma dove hai preso questo genere di vestito?», chiese Ecra.
Il giovane indossava dei pantaloni bianchi che ai lati delle gambe avevano due strisce di color oro, anche la camicia e la giacca erano di colore bianco, e la giacca era della stessa tipologia dei pantaloni.
«Era sul letto! Comunque anche tu hai un bel vestito che ti attende».
«Odio i vestiti!», mormorò Ecra.
«Che t’importa, per una volta puoi fare un’eccezione, no?».
«D’accordo, io vado e tu rimani ad attendermi qui fuori… Non ti muovere», la giovane entrò nella camera e chiuse la porta.
Kéndall si appoggiò alla parete con le braccia dietro alla schiena.
La porta con il piccolo oblò di vetro si aprì e uscì il Capitano Rexul, anche lui aveva lo stesso vestito di Kéndall.
«Buona sera mio caro amico, ma per quale motivo sei qui?».
«Attendo Ecra che termini di prepararsi, abbiamo fatto a turno».
«Oh, ma credevo che voi…».
«No! -esclamò Kéndall- Assolutamente! Siamo solo amici».
«Scusami, avevo quest’impressione. Ma che ne dici di venire con me nella sala da pranzo? Manderò qualcuno a prendere Ecra».
«D’accordo, speriamo i bene… Andiamo!».

La stirpe del drago Capitolo XVII


La sala da pranzo era un’enorme stanza adornata da quadri e vasi pieni di fiori di ogni colore. Al centro vi era un lungo tavolo circondato da sedie ricoperte da cuscini rossi da cui pendevano dei fili color oro.
La tavola era bandita con molte bevande e cibo: vini rossi, acqua, succhi di frutta, un fumante minestrone, pollo e del pane nero.
«È tutto così invitante; ma vedo dai posti apparecchiati che non saremo solamente Ecra ed io a partecipare a questa cena», disse Kéndall.
«Sì, perdonami non ti avevo avvisato che ho invitato anche gli altri due passeggeri».
«Non hai bisogno di essere perdonato, era nel tuo diritto. Sarà un’occasione per conoscere nuove persone, no?».
«Purtroppo uno degli ospiti ritarderà».
«Non importa. Ci accomodiamo?!»
«Naturalmente!», esclamò Rexul.

La stirpe del drago Capitolo XVII


Arrivò il secondo ospite della serata. Era un uomo basso e cicciottello, aveva due lunghi baffi neri e gli occhi piccoli erano di colore marrone scuro. Indossava lo stesso vestito di Rexul e Kéndall, ma di taglia più piccola.
«Buona sera Capitano», salutòl’ospite.
«Buona sera Tonò – disse Rexul – Mio caro amico, ti presento un ospite della mia nave, il suo nome è Kéndall».
«Molto piacere Tonò», disse il ragazzo alzandosi e stringendo la mano dell’uomo.
«Bene, vogliamo sederci, mentre attendiamo… Che sbadato! – esclamò il Capitano; con un fischio chiamò un marinaio – Avverti la signorina Ecra che Kéndall è qui in sala da pranzo».
«Sì signore», rispose il marinaio e se ne andò.
«Come minimo Ecra mi ucciderà», mormorò il cavaliere Immacolato del Vento.
«Quanto sei negativo! In fondo è colpa mia: mi sono dimenticato di mandare qualcuno ad avvisare la tua amica, non è poi la fine del mondo».
«Vedrai che lei riuscirà a trasformare la faccenda in un vero disastro, è molto brava in questo genere di cose. Senza aggiungere che è nervosa per il fatto che dovrà indossare un vestito!».
«Ha strani gusti per essere una ragazza. Chi la comprende è bravo!».
«Già, ma in fondo non è così cattiva come sembra, tutto il contrario…
È una persona che non dà tanta confidenza, ma se conquisti la sua fiducia, beh, è tutta un’altra storia».
«Allora credo che tu abbia l’atteggiamento giusto», constatò Rexul.
«Non lo s, forse…».
«Kéndall! – esclamò Ecra entrando – Sono venti minuti che ti cerco, perché non mi hai avvertita che andavi via…».
«Non è colpa sua – intervenne il Capitano – Sono stato io che ho condotto Kéndall nella sala da pranzo, gli avevo detto che ti avrei fatta avvertire ma me ne sono dimenticato… scusami!».
«D’accordo. Vi perdono entrambi», rispose la giovane sistemandosi la gonna che l’impacciava.
Indossava un lungo vestito azzurro, fasciato alla vita con un fiocco bianco. La gonna era piuttosto gonfia e copriva i piedi della ragazza.
Rexul presentò Tonò anche a Ecra e finalmente arrivò il momento di consumare la cena.

La stirpe del drago Capitolo XVII


Ad un tratto, nella sala da pranzo entrò uno sconosciuto coperto da un mantello nero, era la stessa persona che il cavaliere Immacolato dell’Acqua aveva intravisto nel corridoio mentre aspettava Kéndall.
«Finalmente ora siamo al completo; come mi hai gentilmente chiesto abbiamo iniziato a mangiare senza di te», disse Rexul.
Tutti i presenti si alzarono per dare il benvenuto allo sconosciuto, che non mostrava il suo volto.
«Non vi disturbate! – disse l’uomo – State comodi!»
«Amici vi presento…».
Prima che il Capitano potesse terminare la frase, un marinaio corse verso di lui, aveva il viso pallido e preoccupato.
«Signore – disse – È iniziato il suono e molti uomini si sono gettati in mare…».
«Siamo arrivati prima del previsto, ma come è possibile?! Comanda a tutti di ritirarsi nelle proprie stanze. Scusate signori, vi prego di fare lo stesso anche voi», disse Rexul agli ospiti prima di uscire dalla sala.
«Ma cosa sta accadendo?», chiese confuso Tonò.
«Kéndall, devi assolutamente andare in camera e chiuderti; non ti muovere da lì finché non verrò a chiamarti», comandò Ecra.
«Perché? E tu che farai?».
«Non ti preoccupare per me, sono una ragazza per cui non verrò tentata».
«Tentata da cosa?», domandò Kéndall.
«Dalle sirene!», rispose lo sconosciuto.
«Dalle sirene?».
«Smettila di fare il pappagallo e corri in camera, forza! Il canto di quelle creature è una maledizione per gli uomini… Ora vai».

La stirpe del drago Capitolo XVII


Il giovane annuì e uscì dalla sala.
Ecra corse verso il ponte; era uno spettacolo mostruoso. Nell’aria risuonava un dolce suono, accompagnato da una strana musica di sottofondo.
Al lato sinistro della nave, circa duecento metri più in là, vi erano degli scogli abitati da creature dalla bellezza sorprendente; con il corpo di donna e la coda di pesce.
«Maledette sirene!», esclamò Ecra ad alta voce.
La giovane si guardò intorno e vide Rexul che comandava agli uomini di ritirarsi nelle proprie cabine.
Alcuni uomini non lo ascoltarono e si tuffarono nel mare, iniziando a nuotare verso le dolci e mostruose creature.
Il cavaliere Immacolato dell’Acqua notò delle corde a terra, le prese ed iniziò a legare le mani e i piedi di alcuni marinai. Si avvicinò poi a Rexul e notò che il ragazzo era affaticato, non avrebbe retto ancora per molto.
«Io penso agli uomini, tu vai al timone e allontanati il più possibile da questi scogli. Tieni usa questa!», disse Ecra porgendogli una corda.
Il Capitano annuì e si allontanò.
Ecra legò e riuscì a mandare molti uomini sotto coperta. Vi era un solo problema: la nave invece di allontanarsi dagli scogli ci si stava avvicinando.
Guardò Rexul, ora anche lui era sotto l’incantesimo delle sirene.

La stirpe del drago Capitolo XVII


La giovane corse verso il timone; ad un tratto cadde, il lungo vestito le procurava problemi. Stracciò la gonna in modo da tenere le gambe libere, si alzò e corse di nuovo verso il Capitano.
«Non credo che andare da quella parte sia una buona idea», disse colpendo Rexul sulla testa e facendolo svenire. Prese in mano il comando della nave e cambiò direzione.
Improvvisamente notò qualcosa: un uomo si stava dirigeva verso il bordo dell’imbarcazione per buttarsi in mare. Era Kéndall.
«Fermo non devi, ti prego fermati!», urlò Ecra.
Cosa fare? Lasciare il timone o permettere a Kéndall di dirigersi verso le sirene? Il cavaliere Immacolato del Vento era più importante di qualsiasi altra cosa, ma se avesse lasciato la guida sarebbe stata la fine per l’intero equipaggio.
Poi qualcuno le sfiorò la spalla; era lo sconosciuto dal mantello nero.
«Corri a salvarlo! Qui ci penso io!».
«Grazie», disse la giovane dirigendosi verso Kéndall.
Riuscì a fermarlo per un soffio.
«Non è posto per te quello là…», mormorò Ecra portando il giovane in camera e rinchiudendolo all’interno. Poi ritornò sul ponte.

La stirpe del drago Capitolo XVII


L’uomo sconosciuto aveva svolto un ottimo lavoro, era riuscito a condurre la nave lontana dagli scogli e dal canto delle sirene.
I marinai iniziarono a riprendersi dallo stordimento, guardandosi intorno confusi.
Rexul ancora non aveva ripreso i sensi e venne trasportato in camera, dove riposò fino al giorno seguente.
Ecra rimase accanto a Kéndall finché non riaprì gli occhi.
«Come ti senti?», chiese la giovane.
«Un po’ confuso, non ricordo molto… l’unica cosa è che sento risuonare, nella mia testa, un bellissimo canto».
«Ti passerà presto, vedrai! Hai bisogno solamente di riposo. Non ricordi ciò che è accaduto sul ponte?».
«No, dovrei?», domandò Kéndall.
«Non ti preoccupare, ora riposa. Io andrò a vedere come si sente
Rexul, credo di averlo colpito troppo forte; ma in fondo era necessario», aggiunse Ecra.
«D’accordo, a dopo!»
Il cavaliere Immacolato dell’Acqua sorrise e poi uscì dalla stanza.
Bussò alla camera di Rexul. Entrò.
Il Capitano era intento a parlare con un uomo alto e magro, con dei lunghi baffi neri che indossava una veste bianca.
«Oh Ecra, vieni accomodati… Grazie Ras puoi andare».
«Sì signore», l’uomo salutò Rexul, guardò Ecra e poi uscì dalla cabina.
La ragazza si avvicinò al letto del Capitano e si accomodò su una sedia.
«Sono venuta per vedere come stai… », iniziò a dire la giovane.
«Sto molto meglio, ma mi è venuto un piccolo bozzo sulla fronte; credo di aver battuto da qualche parte».
«Non hai battuto, sono stata io. Stavi dirigendo la nave verso gli scogli abitati dalle sirene e non volevi saperne di cambiare direzione e così… mi dispiace tanto!».
«Hai fatto benissimo! Grazie a te siamo sani e salvi. Ti devo la vita Ecra».
«Esagerato; e poi non devi ringraziare solamente me, ma anche l’uomo che indossava il mantello nero, mi ha aiutato anche lui, specialmente con Kéndall».
«Veramente?! Ma come è possibile che il canto delle sirene non abbia fatto effetto su di lui?».
«Non so risponderti, anch’io sono rimasta sorpresa – ammise il cavaliere Immacolato dell’Acqua- Comunque ora ti devo lasciare. Buon riposo!».
Uscì e andò sul ponte. Tutti i marinai guardavano Ecra con un certo rispetto e con un sorriso amichevole. La ragazza rispose ai loro saluti con un cenno della mano, poi si ritirò in un angolo della nave.

17) La stirpe del drago


Dall’alto osservava il mare. Tutto era così calmo. Era passato solamente un giorno da quando si erano imbarcati, ma sembrava un’eternità. Quanto sarebbe stato lungo il loro viaggio?
«Scusami!», disse qualcuno sfiorando la spalla di Ecra, che si voltò; era l’uomo dal mantello nero ed era insieme a Kéndall.
«Prima ho bisogno di dirti una cosa… Grazie, tu mi hai salvato la vita ieri sera…».
«Non avrei permesso di tuffarti in acqua e andare dai quei mostri, e comunque ero in debito verso di te. Tu hai salvato la mia vita un milione di volte; senza i tuoi consigli e le tue parole non sarei sopravvissuta o avrei commesso errori fatali… Una sola cosa non capisco, avevi detto che non ricordavi nulla, come hai fatto?».
«In realtà è stato lui ad aiutare la mia memoria», rispose Kéndall indicando lo sconosciuto.
«Voi? Vi devo ringraziare per l’aiuto, sono in debito», dichiarò Ecra.
«Attendi prima di ringraziarmi e soprattutto attendi prima di dire che sei in debito verso di me».
«Cosa? E perché?», chiese la giovane cercando di scorgere il viso coperto dell’uomo.
«Un momento – intervenne Kéndall guardando il cavaliere Immacolato dell’Acqua – Rammenta che questo ragazzo ti ha aiutato a salvarmi e rammenta che hai detto che sei in debito verso di lui…».
«Si può sapere di cosa state parlando? Che cosa vi prende? Non vi capisco!».
«Ecco, io sono… – lo sconosciuto si scoprì il volto – …Bregael!».
«Tu! Cosa ci fai qui?», Ecra sfoderò la spada.
«Calmati!», esclamò Bregael.
Il cavaliere Immacolato dell’Acqua, senza pensarci, scagliò un colpo verso il ragazzo che venne fermato dalla spada di Kéndall.
«Ecra, rammenti? Devi perdonare!».
«Lo sapevi, non è così? Sapevi della sua presenza su questa nave, vero? E poi hai il coraggio di venire a parlare di perdono».
«Ti posso spiegare», mormorò Kéndall.
«Non voglio le tue spiegazioni… Io… Al diavolo!», terminò la ragazza riponendodo la spada e correndo via.
«Ora non si fiderà più di me».
«È colpa mia, non dovevo coinvolgerti», disse Bregael.
«Vado da lei; le devo parlare».

17) La stirpe del drago


Il cavaliere Immacolato del Vento trovò Ecra nella stalla, era a parlare con Argento.
«E questa è la storia… Capisci? Non posso più fidarmi di Kéndall, mi ha mentito. Conosceva i miei sentimenti verso Bregael, sapeva ciò che provavo…» Argento in risposta nitrì e sbuffò.
«Se solo tu potessi parlare, chissà cosa mi diresti!».
«Non so che cosa ti direbbe lui, ma io ti dico che mi dispiace», intervenne Kéndall avvicinandosi a Ecra.
«Cosa fai qui? Perché sei venuto a cercarmi? Non ti voglio vedere e non ti voglio parlare, ma soprattutto non voglio accettare le tue scuse».
«Ma Ecra…».
«Cosa? Kéndall le tue scuse ormai non possono più bastare, hai tradito la mia fiducia, mi hai mentito. Bregael è su questa nave e tu non puoi capire quello che sto passando in questo momento. Io mi fidavo e invece tu… tu hai rovinato tutto…».
«Perdonami!», mormorò Kéndall prima di andar via.

17) La stirpe del drago


Ecra guardò il pavimento ricoperto da qualche filo di paglia, poi rialzò lo sguardo verso Argento; le lacrime le rigavano il viso.
«Non so che cosa fare», ammisetra i singhiozzi.
Kéndall si era ritirato nella sua stanza, sapeva di aver commesso un errore, eppure considerava la reazione di Ecra esagerata. Oppure, forse lui, non riusciva a comprendere…
Ad un tratto bussarono alla porta.
«Il signor Kéndall?», domandò un marinaio entrando nella stanza.
«Sì, sono io. Qualcosa non va?».
«Il Capitano desidera parlare con voi, vi attende nella cabina delle riunioni».
«Lo raggiungerò tra un attimo», rispose il cavaliere Immacolato del Vento alzandosi.
«D’accordo signore», disse il marinaio prima di ritirarsi.
Kéndall prima di uscire dalla camera guardò a lungo il letto di Ecra e il suo zaino, poi raggiunse Rexul.
La cabina delle riunioni era una stanza piccola, aveva un lampadario, color bianco, appeso al soffitto; proprio sotto al lampadario vi era un tavolo rotondo con quattro sedie. Ad un angolo, c’ era un piccolo mobile di legno con due cassetti e sopra un vaso con delle rose rosse, che emanavano un buon odore.

17) La stirpe del drago


«Mi cercavi?», chiese Kéndall.
«Prego, dobbiamo parlare».
«Spero che non sia nulla di grave».
«Dipende; prima di iniziare però dobbiamo attendere Ecra e Bregael, è necessaria anche la loro presenza».
«Dubito che Ecra verrà», disse Kéndall guardando il pavimento.
«Per quale motivo?».
«È una storia troppo lunga da narrare».
«D’accordo. Speriamo che almeno Bregael ci onori della sua presenza».
Dopo qualche secondo Bregael entrò nella sala.
«Spero che il motivo per cui mi hai fatto venire sia importante», disse il ragazzo accomodandosi su una sedia.
«Arriverò al punto. Da buon Capitano devo porgervi le mie scuse per ciò che è accaduto ieri sera, non pensavo di giungere al golfo delle sirene così presto».
«Scuse accettate, qual è l’altra questione?».
«I nostri guai ancora non sono terminati, ben presto giungeremo alla baia di Peles… la baia dei pirati! Ecco io volevo chiedere il vostro aiuto, siete degli ottimi guerrieri e in caso di attacco potreste organizzare una difesa o qualcosa del genere. Che ne dite?».
«Ho intenzione di arrivare al Reame delle terre Azzurre tutt’intero, per cui conta sul mio aiuto», si offrì Kéndall.
«Farò del mio meglio», aggiunse Bregael.
«E Ecra, che farà lei?», chiese Rexul.
«Proverò a convincerla, anche se sarà un’impresa difficile», mormorò il cavaliere Immacolato del Vento.
«Bene, grazie dell’aiuto!».
I due giovani uscirono dalla stanza e insieme si diressero sul ponte.
«Bregael, posso farti una domanda?».
«Credo di sì…».
«Cosa ti ha spinto a dirigerti verso il Reame delle terre Azzurre?».
«Ho un compito da svolgere: il signore Oscuro, assieme ai suoi seguaci. ha attaccato il piccolo regno di Drelegara e, ha chiesto aiuto sia al re della terra dell’Est che a quello del Reame delle terre Azzurre… Io svolgo il compito di messaggero».
«Drelegara in guerra! – esclamò Kéndall – Ma mi stai dicendo che lavori per Cisius?».
«Più o meno…».
«Ora mi serve che tu faccia un piccolo sforzo; ricordi se il principe Fibius è tornato al suo regno?».
«È tornato, e assieme a lui vi erano due elfe, un giovane e Iemon, la sorella di Ecra. Le elfe e il giovane si sono rimessi in cammino all’alba del giorno seguente, dirigendosi verso Est. Iemon e Fibius sono riamasti al castello e, per quello che ho capito, parteciperanno alla guerra…»
«Devo assolutamente avvisare Ecra», disse Kéndall congedandosi da Bregael.

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30 Comments

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