La storia di Nené e il miracolo dell’amore
Racconto di Natale, 2017
La storia di Nené viene da molto lontano e precisamente dall’Australia. Quando arrivò in Europa era piccola e l’unica cosa che sapeva dire era una canzoncina (la cucaracha) che aveva appreso da un suo padrone momentaneo. Era davvero impaurita la piccola Nené. Viaggi lunghi, cambiamenti continui, sempre nuove persone. Alla fine, arrivò a casa. Certo, proprio a casa perché l’accolse una famiglia che voleva darle affetto e prendersene cura sul serio. Però Nené non parlava più e nemmeno cantava più. Era diventata, all’improvviso, silenziosa. Mangiava poco e, il resto della giornata lo trascorreva in silenzio o dormicchiando. Niente la interessava, nessun gioco attraeva la sua attenzione. Nemmeno era malata. Il suo dolore veniva da dentro e si chiamava tristezza, nostalgia.
La storia di Nené
Trascorse il mese di novembre così: tra le imprese della sua nuova famiglia per farla star bene e il suo continuo rifiuto.
Cominciò il mese di dicembre e qualcosa lì stava cambiando. Non erano i soliti giochi. Avevano messo sul tavolo dei rami e fiocchi rossi, candele colorate e palline. Le palline e i nastri le ricordavano il suo primo padrone, quello che le aveva insegnato a cantare. Nené cominciò a guardarsi intorno. Chissà forse era venuto a prenderla. Ma no.
Però la sua attenzione era per i nastri e per tutto quel movimento insolito. Così Nené si lasciò prendere dalla curiosità e lasciò la solita postazione per andare sul tavolo. Tutti erano stupiti e contentissimi ma fecero finta di niente per non spaventarla. E nel mentre le dicevano: “Nené che ne dici? Ti piace questo colore? Preferisci il rosso o il verde?”.
Nené iniziava a stare meglio
Nené faceva finta di stare sulle sue ma cominciava a sentirsi meglio e così trascorse quella prima settimana di dicembre. Tuttavia, altro ancora stava succedendo nella casa. Nuove scatole, altre cose colorate e… un albero! Sì, un albero vero. Nené si mise sulla punta dell’abete. Era una festa. Tutti cantavano canzoncine natalizie. Solo Nené stava in silenzio ed osservava. Comunque era contenta e si era “accesa” proprio come una luce.
Nené cominciò a sentirsi bene, dopo tanto tempo. Qualche volta addirittura fischiava.
Intanto trascorrevano i giorni e anche le decorazioni e le luci aumentavano nella casa. L’albero era diventato il passatempo di Nené. Ma il bello doveva ancora venire.
Tutti si chiedevano: “Dove facciamo il presepe quest’anno?”. Chi diceva nel salone a posto della televisione, chi all’angolo all’entrata. Alla fine fu deciso di prepararlo proprio sotto l’abete. Nené dall’alto controllava ogni movimento e le piaceva sentir fischiare o cantare quelle canzoncine.
Tutto era pronto. L’albero addobbato, il presepe terminato. Mancava giusto la prova generale: le luci. E tutte le luci si accesero. Silenzio assoluto e poi un “Oh” di meraviglia e alla fine… Nené.
Sì, Nené che cantava jingle bells.
Si ripeteva il grande miracolo: quello dell’accoglienza, della bellezza di stare insieme, in una famiglia, di sentirsi voluti bene. Anche se si è solo una Ninfa arrivata da molto lontano. Non esiste migliore luminosa di quella che si chiama amore.
davvero un bel racconto di Natale. tantissini auguri
Grazie Girolamo e benvenuto
Emily