Racconti

La lettera della suocera

La lettera della suocera

racconto breve


Un giorno, una donna andò al mercato ittico e comprò
un tonnetto da cucinare con i pomodorini di Pachino.
Tornò a casa e mentre si spogliava
per rimettersi gli abiti da lavoro,
il marito decise di farle uno scherzo.
Sostituì il tonno con un piccolo pesce rosso,
vivo e vegeto.
La donna rimase impressionata quando
non trovò più il tonno e chiamò il marito.

-Peppe corri, guarda che m’è capitato.
Al mercato, ho comprato un tonnetto da cuocere per pranzo
e invece mi ritrovo un pesce rosso. Ne sai qualcosa?

La lettera della suocera


– Ma scherzi?- finse il marito.
-Uh, guarda c’è pure una lettera. Leggiamola e così capiremo qualcosa di questa faccenda.

-Leggila tu- fece la donna ancor più disorientata.


-No, no. Leggila tu. Guarda è indirizzata a te.


Rosa, è così che si chiamava la signora,
prese la lettera e, dopo aver letto le prime parole,
la gettò a terra terrorizzata.


– Ma che c’è scritto di tanto brutto, Rosetta mia?-
chiese quel furbacchione del marito.


– E’ tua… è mia…. è lei… è lei che è tornata-
e nemmeno riusciva a terminare una frase la poveretta.

-Lei chi?

-Tua… mia… non è possibile, non è possibile.
Deve essere un brutto scherzo- riuscì a concludere Rosa.

Peppe suggerì a Rosa di leggere la lettera insieme.

La lettera della suocera

Rosa,
sono tua suocera.
Il tonno che hai comprato al mercato, ero io.
Tu sapevi che mi piaceva tanto il tonno al pomodoro
e una volta che mi trovavo a casa tua e lo stavi cucinando,
me l’hai nascosto e mi hai preparato una minestrina
leggera leggera, solo acqua e pastina,
senza sale, senza olio e senza parmigiano.
Una schifezza di minestrina, ora posso dirtelo.
Te lo ricordi?


Eh sì, Rosa lo ricordava bene
e per di più sapeva che Peppe non conosceva quella storia.
Quel giorno era andato a raccogliere funghi
ed era stato via fino a pomeriggio.
Quindi, quello non era uno scherzo
e non era stato nemmeno il suo Peppe.


La lettera della suocera continuava ancora:

Appena mi hai portato in questa cucina,
ho riconosciuto la mia casa
da dove mi hai cacciata
per rinchiudermi nell’ospizio delle suore.
Gli ultimi anni della mia vita, ho sofferto tanto
da povera vecchia.
Sola e maltrattata
perché quelle monache
me ne hanno fatte di tutti i colori.
Altro che quello che mi hai fatto passare tu.
Tu eri un angelo al confronto.
E così, prima di morire ho espresso un desiderio
con tutta me stessa.


Volevo rinascere tonno.
Sono stata esaudita  ma,
poiché tutto quello che nasce poi muore,
sono finita nella rete di un pescatore e alla fine,
al mercato del pesce.
E che sorpresa per me
quando mi sono ritrovata nella tua borsa della spesa.
L’ho riconosciuta anche da morta.
E ancor più sorpresa quando mi sono ritrovata
in questa cucina.

E’ la mia anima che ha scritto questa lettera.
Vedi che è scritta male,
sono le mie ultime energie
perché sto trasformandomi ancora.
Ma voglio farti un regalo.
Portami per una intera settimana in giro,
per tutto il paese
e devi dire ad ogni persona che incontri:
“Questa è l’anima della mia povera suocera
che tanto ha sofferto e poco ho amato”.
Se farai così, per una intera settimana,
anche tu ti trasformerai.
Diventerai più giovane e più bella.
Inoltre, non devi dire più a mio figlio,
ogni volta che litigate.
“sei come tua madre”,
perché mi offendi ed i morti
non si possono offendere
perché nemmeno si possono difendere.

Povera Rosa

E la lettera della suocera, con queste ultime parole, si concludeva.
Rosa ebbe un malore e Peppe, subito,
le diede da bere un bicchier d’acqua con lo zucchero.

– Oh, Peppe mio, quanto sono stata sconsiderata.
Oh, Peppe mio, oh Peppe mio…

Tutta la giornata andò avanti così
e per di più senza pranzo e senza cena,
perché Rosa era troppo sconvolta per far qualsiasi cosa.
Peppe non disse niente ma pensò che forse aveva esagerato.
L’indomani, Rosa si alzò,
si lavò, si vestì ed uscì col pesciolino rosso.
Mentre camminava, ripensava a tutte le incomprensioni
che c’erano state con la suocera.
Ripensò alle cattiverie che le aveva fatto.
Pensò  che tutto sommato,
anche la suocera non era stata gentile con lei.
E che ci voleva per farsi voler bene!!
Ma Rosa sapeva che era stata ingiusta
e non aveva scuse, né poteva trovare giustificazioni.

Intanto…

Mentre camminava e mentre così pensava,
incontrò una persona e la salutò.

-Buongiorno.

-Buongiorno- rispose l’altra e aggiunse – Va tutto bene?

-Sì.

-Ha vinto questo pesce rosso alla pesca?

-Oh, no. Questa è l’anima…

-E’ l’anima?

-Questa è l’anima della mia povera suocera
che tanto ha sofferto e poco ho amato.

-Oh poverina- concluse la sconosciuta,
andandosene e non si capiva se il poverina
era per l’anima della suocera morta o per Rosa.

Peppe

Intanto Peppe, da dietro ad un palo della luce,
si godeva la scena.
Certo, Rosa era tutto per lui
ma lei lo sapeva e se ne approfittava.
Non ne poteva più delle sue angherie,
ma nemmeno voleva lasciarla la sua Rosa,
solo darle una lezione.


La lettera della suocera a la povera Rosa


Rosa, per una settimana intera,
andò in giro per tutto il paese
e ad ogni persona che incontrava ripeteva:
-Questa è l’anima della mia povera suocera
che tanto ha sofferto e poco ho amato.
E mostrava il pesce rosso.
Alcuni pensavano che Rosa fosse impazzita per il dolore;
altri che era una poveretta senza senno.
Altri ancora nemmeno ci facevano tanto caso o così sembrava.

C’era chi la prendeva in giro,
chi le aveva affibbiato soprannomi e nomignoli.

L’ottavo giorno

Fatto sta che Rosa a quel pesce si era affezionata.
Era diventata più comprensiva, meno scontrosa.
L’ottavo giorno, andò al mercato
e comprò un piccolo tonno da cucinare col pomodoro.
Come era suo solito, tornata a casa, andò a cambiarsi
e si avviò ai fornelli.
Questa volta il tonno stava lì, bello fresco e morto.

Ma lì c’era anche il suo piccolo pesce rosso
e sotto la boccia d’acqua un biglietto con scritto:
“Grazie alla donna più bella e cara del mondo”.

Rosa

Rosa, dopo essersi commossa,
si sentì bella e giovane come quando era ancora una ragazza
e aveva tanti sogni per la testa.
Quel giorno sentì d’aver fatto pace col mondo,
cucinò per il suo Peppe un piatto a base di tonno
come mai aveva fatto.
E nei giorni a venire, negli anni a venire,
anche se litigava di tanto in tanto col marito,
non lo insultava più dicendogli
“sei tale e quale a tua madre”.
Il pesce rosso rimase con Rosa per ben venticinque anni,
fino al giorno della sua morte.
Della morte di chi?
Del pesce si intende.
Chi vive in pace con se stesso
e con il mondo,
campa pure fino a cento anni!



Alla prossima e grazie per aver letto il mio racconto
Abbi cura di te
Emily

Potrebbe piacerti anche...

8 Comments

  1. giulio says:

    Mi hai fatto sorridere. Mi sembtava di vedere davvero i personaggi
    Ciao un saluto, Giulio

    1. Grazie Giulio per i tuoi commenti e per la tua presenza
      Emily

  2. Bracco says:

    Povera Rosa. Come ti vengono in mente certe storie? Hai una fantasia imcredibile
    Un saluto. Anche io sono in Spagna da qualche mese
    Bracco

    1. Muy Bien
      Saludos
      Emily

  3. Simpatico racconto
    Ciao Dany

    1. Grazie e abbi cura di te
      Emily

    2. Ciao Dany, grazie
      Abbi cura di te
      Emily

  4. Eulalia says:

    Che forte…mi sono divertita tanto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *