La stirpe del Drago. Capitolo XIX
Romanzo Fantasy di Rebecca Bannò, 2005
XIX Capitolo
L’ultima dIfficoltà
Kéndall non aveva trovato né l’occasione né il coraggio di comunicare a Ecra che sua sorella si era trattenuta, insieme al principe Fibius, a Drelegara per partecipare ad una guerra. Una battaglia contro il regno di Andros, la casa di Bregael. Come fare? Come poterle dire che alla guerra avrebbero partecipato anche i Cacciatori, o peggio il signore Oscuro?
Era confuso! In ogni modo doveva riuscire a comunicare la notizia alla sua amica.
Bussarono alla porta.
«Avanti!», esclamò il cavaliere Immacolato del Vento.
«Posso entrare?», chiese Rexul aprendo lentamente la porta.
«Naturalmente, accomodati».
Il Capitano si sedè accanto a Kéndall.
«Ti devo parlare!», disse.
«Dimmi!».
«Si tratta di Ecra…».
«Le è accaduto qualcosa?», domandò Kéndall balzando in piedi e portando la mano alla spada.
«Siedi, stai calmo! Il fatto è che l’ho vista triste, molto triste. Camminava avanti e indietro per la stalla con le lacrime agli occhi. Ad essere sincero sono curioso di sapere cosa è accaduto, ma non voglio intromettermi. Devi parlare con lei!».
«Cosa ti fa pensare che stia così per causa mia?».
«Semplice, perché è da questa mattina che non vi vedo assieme e ora è giunta la sera… Qualsiasi cosa le hai fatto so che non è stato di proposito, ma so anche che lei è pronta a perdonarti. Ora vai a parlarle, si trova ancora nella stalla».
«D’accordo. Grazie Rexul».
«Dovere!», rispose il giovane alzandosi e uscendo dalla cabina.
Kéndall guardò a lungo la porta, poi si fece coraggio e raggiunse Ecra.
La ragazza era seduta su di una scatola di legno e in mano aveva un piccolo ciuffo di paglia. Teneva gli occhi bassi e la sua gamba si muoveva nervosamente.
«Ecra, ho bisogno di parlarti», disse finalmente Kéndall.
La giovane si alzò e rivolse uno sguardo confuso e arrabbiato al cavaliere Immacolato.
«Non abbiamo nulla da dirci».
«Non dire sciocchezze, è importante».
«Anche ciò che è accaduto è importante, eppure hai fatto di testa tua».
«Ti ho già fatto le mie scuse…».
«Non mi bastano! Non ho voglia di parlare con te. Vai ora».
Kéndall si avvicinò con passo deciso verso Ecra, afferrò le spalle della ragazza e la costrinse a guardarlo negli occhi.
«Ascoltami attentamente -iniziò a dire- Ti dirò questa cosa e poi, se vorrai, non ti parlerò per tutto il viaggio. Il regno di Drelegara è in guerra, il cavaliere Immacolato del Fuoco e tua sorella hanno deciso di partecipare alla battaglia».
Kéndall guardò Ecra. Aveva di nuovo abbassato lo sguardo rimanendo silenziosa.
«Ti ho detto ciò che dovevo, ora posso andare», il ragazzo si allontanò.
«Aspetta», mormorò Ecra.
Il cavaliere Immacolato del Vento si voltò.
«Mi spiace – disse la giovane – Non voglio che tu vada via… Non è vero che le tue scuse non mi bastano… Scusami!».
«Non importa». I due giovani s’abbracciarono.
«Sapevi che, prima o poi, ti avrei perdonato», disse Ecra.
«È stato Rexul a dirmelo».
«Raccontami bene questa storia di Drelegara».
«D’accordo. Qualche giorno dopo che partimmo per il tempio del Vento, il regno di Andros dichiarò guerra a Drelegara. Quando Atemot, le due elfe, Fibius e tua sorella tornarono, trovarono il regno in subbuglio.
Il cavaliere Immacolato del Fuoco venne informato dell’accaduto e decise di partecipare alla battaglia. Nesca, Naira e Atemot partirono, il giorno susseccivo, verso Est, mentre Iemon decise di seguire il principe Fibius».
«Cos’è accaduto che ancora non mi hai detto?».
«Alla battaglia parteciperanno i Cacciatori».
«Cosa? Sapevo che il regno di Andros era alleato con il signore
Oscuro, ma non mi aspettavo che aiutasse Breg nella battaglia contro Drelegara».
«Purtroppo è così».
«Ma come fai a conoscere tutte queste notizie?».
«Me le ha rivelate Bregael. È stato inviato da Cisius verso il Reame delle terre Azzurre».
«Per quale motivo?».
«Il regno di Drelegara ha chiesto aiuto sia al re delle terre dell’Est che a quello del Reame delle terre Azzurre».
«Perché Bregael sta aiutando Cisius? Andros è la sua casa dopotutto».
«Ecra, lui è cambiato. Non è più quello di una volta».
«Ma ti rendi conto che si sta dirigendo verso il Reame delle terre Azzurre? Come pensi che lo accoglierà il re? Non certo a braccia aperte, ha ucciso la sua unica figlia».
«A questo non avevo pensato – disse Kéndall – Parlerò con lui più tardi.
Ho bisogno d’informarti di un’altra cosa… Rexul ci ha chiesto di organizzare una difesa, in caso i pirati ci dovessero attaccare».
«Per me va bene», rispose Ecra.
«Ti devo avvertire che anche Bregael parteciperà. Cerca di fare una tregua; so che ti sto chiedendo molto, ma prova a non pensare a ciò che ti ha fatto, almeno fino a che restiamo su questa nave. Allora?».
«Ci proverò!», rispose la ragazza.
«Cosa hai intenzione di fare per quanto riguarda Iemon?».
«Non posso fare nulla. Non approvo la sua decisione, ma credo di comprenderla. Spero solamente che sia la scelta giusta».
«Iemon è una grande guerriera, e lo stesso è per Fibius. Vedrai che ce la faranno… Vado a parlare con Bregael, ora. A dopo».
«Perché a dopo? Io vengo con te».
Kéndall sorrise.
Secondo Rexul mancavano ancora tre giorni per giungere alle Isole
Neera, nel Reame delle terre Azzurre.
Kéndall ed Ecra avevano parlato con Bregael, offrendogli il loro aiuto, ma il giovane aveva rifiutato dicendo che quello era il prezzo che doveva pagare per tutti i suoi crimini.
I due cavalieri Immacolati si erano ritirati nella propria stanza.
Kéndall era intento a lucidare la sua spada, mentre Ecra osservava la mappa.
«È una cosa assurda!», esclamò d’un tratto la giovane.
«Cosa?».
«Mi hai detto che il regno di Drelegara ha chiesto soccorso al re della terra dell’Est, giusto?».
«Sì, così mi ha riferito Bregael».
«E quest’ultimo ha accettato?».
«Certo», rispose Kéndall.
«Osserva la mappa! – disse Ecra accostandosi all’amico – L’unico regno ad Est, precisamente a Nord-Est, è il Verde Reame. Il regno degli elfi
Alti. Cisius ha chiesto aiuto agli elfi. Andros avrà una bella sorpresa».
Il giorno dopo, Kéndall e Ecra decisero di allenarsi per tenersi in forma.
«È meglio che prima facciamo colazione, combatto meglio a stomaco pieno», disse Kéndall.
«Come preferisci, anche se vincerò comunque io».
«Non ci contare troppo».
Dopo aver mangiato, i due ragazzi andarono sul ponte.
Il cielo era coperto da nuvole grigie e un leggero venticello soffiava da Nord. I giovani avevano sguainato le spade.
«Pronto ad arrenderti?», disse Ecra.
«Non mi arrenderò mai, sono troppo bravo! Non potrai vincere…».
«Lo vedremo!».
I due cavalieri Immacolati iniziarono l’allenamento.
Alcuni marinai seguirono il duello, tifando soprattutto per Ecra.
Il divertimento durò solamente venti minuti.
«Nave pirata a dritta», urlò qualcuno.
Tra gli uomini si sparse il panico.
«Bene, non mi devo neanche riscaldare», disse il cavaliere Immacolato dell’Acqua.
«Calmi! -urlò Kéndall- Qualcuno vada ad avvertire il Capitano Rexul e Bregael, gli altri si preparino a combattere».
Ecra guardò la nave nemica per studiare al meglio la situazione.
Un gran numero di pirati era radunato sul ponte e, con le punte delle spade rivolte verso il cielo, emanavano grida entusiaste.
«Sono grossi di statura e conoscono, anche se a modo loro, l’arte della spada. Quanta propabilità abbiamo di uscirne vivi?», chiese il cavaliere Immacolato dell’Acqua.
«Se ci impegniamo, molta».
«Signori -gridò Rexul avvicinandosi a Kéndall- Da questo momento, fino al nuovo comando, prenderete gli ordini da questi due ragazzi e da questa ragazza. Tutto chiaro?».
«Sì, Capitano!», risposero in coro i marinai.
«Poche chiacchiere, facciamogli capire chi hanno osato sfidare», disse Bregael.
La nave pirata s’accostò allaIgnus. I pirati presero i ponticelli di legno, per collegare le navi. Una volta percorsi i ponticelli diedero inizio allo scontro.
I marinai non erano degli ottimi guerrieri, ma grazie all’aiuto dei due cavalieri Immacolati e di Bregael riuscirono a resistere all’attacco.
Rexul era preparato per l’occasione; maneggiava piuttosto bene la spada ed era riuscito ad infilzare due pirati.
Kéndall ed Ecra si battevano uno accanto all’altra, non avevano alcuna
difficoltà a sconfiggere gli uomini che osavano a sfidarli.
Bregael era, invece, circondato da quattro pirati ben armati, pieni di tatuaggi sulla schiena e sul petto e con i denti rovinati e gialli.
«Qui posso cavarmela benissimo da solo, tu vai ad aiutare Bregael; non ce la farà», disse il cavaliere Immacolato del Vento.
«Come preferisci», rispose Ecra avvicinandosi al ragazzo ed aiutandolo ad atterrare quegli uomini.
«Grazie…», disse Bregael.
«Non c’è di che, è stato un piacere».
La battaglia durò circa tre ore; si concluse con la ritirata dei pirati.
Rexul aveva perso otto uomini e dodici erano stati feriti gravemente.
Quella sera stessa i marinai festeggiarono con birra e pollo la loro vittoria.
«Ottima collaborazione!», esclamò Kéndall.
«Ottimi comandanti», affermò il Capitano.
«Stai bene?», chiese Ecra a Bregael.
«Sì, niente di rotto. Grazie per l’aiuto».
I due giovani si strinsero la mano.
Kéndall ed Ecra si ritirarono.
«È tutto merito tuo», disse d’un tratto il cavaliere Immacolato dell’Acqua.
«Per cosa?».
«Grazie a te ed alla tua testardaggine ho perdonato Bregael; mi pare di vederlo in un altro modo».
«Ecra! -esclamò Kéndall, accostandosi alla giovane e sfiorandole la guancia – La tua cicatrice, non c’è più!».
La giovane si guardò allo specchio, era proprio vero, la sua ferita era scomparsa.
«Ora posso anch’io diventare un cavaliere Immacolato a tutti gli effetti».
La mattina seguente, Rexul e Kéndall, camminando sul ponte, erano impegnati in una conversazione.
«Grazie alla battaglia di ieri i miei uomini sono diventati più coraggiosi».
«Avrai un ottimo equipaggio ora! Rexul, mi permetti una domanda?»
«Naturalmente».
«Come sapevi che Ecra mi avrebbe perdonato?».
«Bè, non credo che sia molto difficile da capire…».
«Signore! -disse un marinaio – Guardi di fronte a lei. Terra! Siamo giunti a destinazione: quelle sono le Isole Neera».