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18) La stirpe del Drago

Romanzo Fantasy di Rebecca Bannò, 2005

XVIII Capitolo

Preparativi

Il sole stava facendo la sua comparsa, illuminando la grande camera dove alloggiava Iemon.
Ormai l’intero gruppo si era diviso; chissà se si sarebbero riuniti un giorno? Chissà se sarebbero sopravvissuti alla guerra? Migliaia di altre domande senza risposta si affollavano nella mente della ragazza.
Bussarono alla porta.
«Avanti!», ordinò Iemon.
«Signorina, il principe Fibius vi attende nella sala da pranzo per consumare la colazione insieme a voi», disse una damigella del castello rimanendo sulla soglia della porta.
«Comunicategli che lo raggiungerò tra qualche minuto».
«Come desiderate signorina», disse la damigella chiudendo la porta dietro di sé.
Iemon andò alla finestra e guardò il panorama che le si presentava davanti agli occhi, i cittadini di Drelegara iniziavano a svegliarsi ed aprire le varie locande. I bambini giocavano tra le strade della città sotto lo sguardo attento delle madri o delle sorelle maggiori. Alcune donne s’incontravano parlando tra di loro e spettegolando su qualche disgrazia.
Iemon sorrise invidiando la semplicità e la monotonia di quella gente.
Poi si allontanò dalla finestra e uscì dalla stanza, dirigendosi nella sala da pranzo.
Quando entrò, trovò Fibius impegnato in una conversazione con un uomo in una uniforme blu e rossa.
«Buongiorno», disse Iemon avvicinandosi al tavolo.
«Buongiorno a lei signorina», rispose lo sconosciuto.
«Vieni avanti! – esclamò il principe – Iemon ti voglio presentare il generale Rinor».
«Molto lieta!», disse la giovane.
«Signore, se vuole discuteremo la questione più tardi», sussurrò il generale.
«Oh no, ho fatto chiamare Iemon perché anche lei possa ascoltare ed intervenire. Non farti ingannare dall’apparenza mio caro amico, questa giovane ragazza è più di ciò che vuole dimostrare».
«Comprendo! Allora mettiamoci seduti ed iniziamo».
«Bene Iemon! -iniziò a dire Fibius- Insieme a Rinor parlavamo di come organizzarci; abbiamo chiesto aiuto sia al re delle terre dell’Est che al re del Reame delle terre Azzurre. Il primo ci ha informati che parteciperà molto volentieri alla guerra contro i Cacciatori; del secondo, non abbiamo avuto notizie e così abbiamo inviato un secondo messaggero».
«E cosa avete concluso?», chiese la giovane.
«Per ora nulla. Il principe ed io abbiamo dei contrasti per ciò che riguarda come organizzare le truppe…»
«Scusa Fibius, ma se Rinor è un generale non dovresti dare la precedenza alle sue idee?».
«Anch’io mi intendo di strategie e quella di Rinor non mi piace affatto, perché saremo svantaggiati dal principio», rispose il cavaliere Immacolato del Fuoco.
«Parlatemi di queste stradegie», disse infine Iemon.
«Meglio andare nella sala grande, avremo le mappe del mondo di Ianor a nostra disposizione», disse Fibius.
Erano tutti e tre intorno al tavolo ad osservare la mappa.
«Diciamo che il re delle terre dell’Est per giungere a Drelegara impiegherà all’incirca una o due settimane, e il re del Reame delle terre Azzurre, se accetterà di aiutarci in questa battaglia , impiegherà all’incirca venti giorni o di più…
Nel mentre, il nostro regno, deve tenere testa al regno di Andros. E qui si viene a creare il problema! Secondo me è meglio inviare le nostre truppe e circondare più punti del regno nemico, secondo Rinor bisognerebbe attaccare solamente su un punto. Tu che cosa ne pensi?».
«Premetto che io non conosco nulla di strategia, sono solo un cavaliere che obbedisce agli ordini. Comunque se proprio volete il mio parere…
Sono d’accordo con entrambi! È giusto, come dici tu Fibius, attaccare il nemico da più punti per indebolirlo, ma è esatto anche ciò che dice Rinor. Il regno di Drelegara è piccolo per cui non ha molti soldati a sua disposizione e quindi è rischioso attaccare da più parti… Credo sia meglio, al momento, seguire l’idea del generale e quando arriveranno gli alleati attaccare da più punti… Questo è ciò che penso».
«Per essere solamente un cavaliere te la cavi in questo genere di cose… Allora d’accordo faremo come dici tu Iemon, Rinor per te va bene?».
«Sì signore, benissimo!».
«Smettila di chiamarmi signore, mi fai sentire vecchio!», esclamò Fibius sorridendo.
«Come desiderate…».
«Bene, ora che cosa faremo?», domandò Iemon.
«Ci prepareremo per la guerra; attaccheremo in anticipo per fare una bella sorpresa al regno di Andros».
«Sarà prudente?».
«Non lo so, ma non possiamo attendere ulteriormente», rispose il principe.
«Andiamo ad avvertire i soldati allora!», esclamò il generale.
«Io andrò a parlare con mio padre…».
«Vuoi che venga con te?».
«Forse è meglio che tu rimanga qui Iemon; aiuta Rinor con i soldati».
«Come preferisci».
Il generale e Iemon uscirono dalla sala grande iniziando a percorrere un corridoio lungo e stretto, abbellito da un infinito tappeto rosso che lo percorreva tutto e da quadri, che erano i ritratti degli antenati della famiglia reale.
«Dov’è che ci stiamo dirigendo?», chiese Iemon.
«Faremo una riunione straordinaria. Dobbiamo avvertire i soldati sperando di resistere fino all’arrivo dei rinforzi».
«Vedrai che riusciremo in quest’impresa», disse la giovane mettendo una mano sulla spalla di Rinor che annuì.
Iemon ormai non rammentava più la strada che aveva percorso; ad un tratto si fermarono di fronte ad una porta, sorvegliata da due soldati.
«Fate chiamare i comandanti», disse Rinor.
«Sì, signore», rispose un soldato congedandosi.
«Mentre attendiamo l’arrivo dei nostri ospiti entriamo nella sala riunioni».
La stanza era grande e vuota, all’interno vi era un grande tavolo rotondo circondato da sedie di legno. Sul tavolo vi erano alcunidi fogli arrotolati.
«Accomodati», la invitò Rinor.
«Grazie…», mormorò Iemon mettendosi seduta con le spalle alla finestra e gli occhi verso la porta.
Qualche minuto più tardi, nella sala, iniziarono ad entrare alcuni uomini; in tutto erano sette.
Salutarono Rinor con una stretta di mano e rivolsero a Iemon uno sguardo confuso e sorpreso allo stesso tempo.
«Bene signori possiamo accomodarci -iniziò a dire Rinor ad alta voce – Prima di iniziare, però, vi vorrei presentare Iemon; non sottovalutate le sue capacità solamente perché è una ragazza».
La giovane si alzò, sorrise a tutti i presenti e poi si sedette di nuovo.
«Cosa hai di tanto urgente da comunicarci? Abbiamo dei preparativi che ci portano via gran parte del tempo», disse un uomo alto e calvo alzandosi.
«Mio caro Hezer, sei comandante da quindici anni, mi conosci da molto tempo, pensi che vi avrei fatto chiamare per divertimento?», sbottò Rinor.
«Non volevo dire questo», provò a scusarsi l’uomo.
«Silenzio! A colazione ho avuto modo di parlare con il principe Fibius, e assieme a lui siamo giunti ad una conclusione… Iemon?!».
«Cosa? Io?», chiese la ragazza sorpresa.
«Coraggio!», la incoraggiò Rinor.
«Allora d’accordo… Prima di tutto vi comunico che abbiamo deciso di cogliere di sorpresa il nemico attaccando tra qualche giorno».
Nella sala si alzarono voci contrarie alla decisione.
«E adesso cosa c’è che non va?».
«Rinor, non saremo pronti tra qualche giorno; è troppo presto»
«La morte non aspetta – rispose l’uomo – Continua Iemon!».
La giovane attese che ci fosse silenzio prima di riprendere a parlare.
«La cosa più importante da fare è quella di attaccare il nemico su un solo punto, altrimenti, potremmo perdere molti più uomini del previsto. Quando giungeranno i rinforzi, allora e ripeto solo allora, attaccheremo il regno di Andros da molti più punti… Obiezioni?».
Nessuno rispose.
«Bene! Cosa ci fate ancora qui?La riunione è terminata, continuate i vostri preparativi. Hezer, dammi una lista degli uomini che parteciperanno a questa guerra».
«Sì, signore!».
I sette comandanti uscirono dalla sala, alcuni silenziosi ed altri parlando della decisione finale che gli era stata comunicata.
«Brava Iemon! Te la sei cavata molto bene».
«Tremavo come una foglia… Non sono adatta per questo genere di cose».
«Io credo di sì, invece».
Fibius e Iemon s’incontrarono di nuovo a pranzo; erano seduti uno di fronte all’altra con a capotavola Cisius, mentre accanto al principe vi era Rinor.
Mangiaronono in silenzio, nessuno osò interrompere la quiete nella sala da pranzo, forse per paura, forse perché era piacevole mangiare in quel modo, o forse perché tutti i presenti erano immersi nei propri pensieri.
Ad un tratto il re si alzò.
«Bene! – disse guardando Rinor e Iemon – Un ottimo pranzo, non trovate anche voi? Godetevelo perché potreste non mangiarne così per molti giorni… Ora ho da sbrigare alcune faccende; generale mi occorre il suo aiuto».
«Sì, vostra maestà!», esclamò l’uomo balzando in piedi e salutando Fibius e Iemon con un inchino.
«Allora andiamo!».
Quando i due uscirono dalla sala, il cavaliere Immacolato del Fuoco guardò l’amica, che alzò gli occhi dal piatto.
«Un uomo molto confortevole mio padre…».
«Ha detto solamente ciò che pensava, in fondo ha ragione. Tra alcuni giorni inizierà; una battaglia che porterà molte altre battaglie, fino ad arrivare a quella finale, dove incontreremo il signore Oscuro».
«Spero che quel giorno giunga molto presto».
«Io… la morte di quel mostro potrebbe essere un bene per migliaia di persone, ma è la condanna di una persona».
«Perdonami, non volevo!».
«Non ti preoccupare; un giorno, forse, mi abituerò all’idea, ma è difficile».
«Ti capisco! Ho un fratello… Mi separai da lui all’età di quindici anni, è un ragazzo pieno di sogni. Un giorno prese la decisione di partire per conoscere le creature che vivono oltre il regno di Drelegara; ormai sono tre anni che non lo vedo e non lo sento più. Mio padre ha inviato uomini su tutto il mondo di Ianor, ma di lui nemmeno l’ombra».
«Mi spiace».
«Ora mettiamo da parte questi discorsi e pensiamo alla guerra; che cosa ne dici di un po’ di allenamento?», propose Fibius.
«Dico che ci sto!».
Uscirono dalla stanza e andarono nella sala addestramento, era completamente vuota.
«Strano! – esclamò il principe- Credevo che i miei uomini si stessero allenando».
«Meglio così! Avremo la sala tutta per noi e di conseguenza avremo più spazio a nostra disposizione; non ti ho mai visto combattere, voglio proprio vedere di cosa sei capace Fibius».
«Non mi sottovalutare cavaliere, sono più forte di quanto immagini».
«Dimostramelo!».
Iemon sfoderò la spada e il cavaliere Immacolato del Fuoco la imitò.
Iniziò l’addestramento. Fibius riusciva a bloccare tutti i colpi della spada di Iemon, anche se con difficoltà. La giovane si muoveva con agilità e il principe difficilmente riusciva a starle dietro.
Pian piano la sala addestramento si riempì di soldati che, incantati dal modo di combattere dei due ragazzi, rimasero a guardarli non volendoli disturbare.
L’allenamento durò circa due ore.
«Sei stato molto bravo principe», disse Iemon.
«Sì, ma ho ancora molto da fare per riuscire a raggiungere il tuo livello».
«Questione di allenamento», rispose la ragazza riponendo la spada nel fodero e stringendo la mano a Fibius.
I soldati, senza dire una parola, continuavano a guardare sbalorditi i due giovani.
«Andiamo», disse Iemon sorridendo.
Durante la cena si parlò della guerra.
«Partiremo tra quattro giorni; il regno di Andros pensa che gli faremo fare la prima mossa, ma avranno una bella sorpresa», disse Cisius.
«Quanti uomini abbiamo a nostra disposizione?», chiese Fibius a Rinor.
«Abbiamo circa cinquemila soldati, trecento cavalieri e mille volontari», rispose il generale.
«Non mi aspettavo fossero così pochi!», esclamò Iemon.
«Già, è il difetto per chi non ha un vasto regno. Noi siamo uno dei più piccoli regni sul mondo di Ianor e anche per questo siamo facile “preda”», disse il cavaliere Immacolato del Fuoco.
«Anche se pochi, possiamo riuscire in quest’impresa».
«Speriamo bene -mormorò Iemon- Vostra maestà parteciperà alla guerra?».
«Devo, è mio compito proteggere il mio popolo; e poi la voglio fare finita con queste continue battaglie. Durante questa guerra si vedrà chi è il vero vincitore».
«Ma vostra maestà, se dovesse capitare un brutto incidente sia a voi che a vostro figlio, chi prenderà il comando del regno?».
«Se veramente dovesse capitarci qualcosa non ci sarà più un regno», rispose Fibius.
«Non ci avevo pensato, scusatemi».
«Sei perdonata figliola… Sono stanco. Buonanotte!».
«Buonanotte vostra maestà», rispose Rinor.
«Buonanotte padre».
Iemon si svegliò all’alba, si alzò dal letto e aprì la finestra, quando si affacciò qualcosa la incuriosì. Uno strano ragazzo alto e magro si stava avvicinando con passo lento e deciso verso il castello. Alcuni cittadini, specialmente quelli più anziani, vedendolo, rimasero sbalorditi e allo stesso tempo entusiasti.
Nell’abitazione risuonavano i passi delle persone che correvano su e giù per le scale.
Iemon si lavò e si vestì in tutta fretta e poi uscì dalla camera dirigendosi verso la sala da pranzo per consumare la sua colazione.
Quando entrò nella stanza vi era una gran confusione.
Un giovane dalla pelle scura, gli occhi e i capelli neri era seduto dove vi era in genere il posto di Cisius; mentre, almeno dieci servitori, erano intorno a lui chiedendogli cosa desiderasse.
Iemon si avvicinò al giovane e notò che era lo stesso ragazzo che aveva visto dalla finestra della sua camera.
«Signore! -disse facendo un profondo inchino- Posso sapere chi siete?».
«Dite a me?», chiese il giovane congedando tutti i presenti con uno sguardo.
«Stavo guardando voi, perciò…».
«Certo, avete ragione. Il mio nome è Deviad e sono il…».
«…Dov’è!», esclamò Cisius entrando nella sala.
«Chi, vostra maestà?», chiese Iemon.
«Mio figlio! Dov’è Deviad?».
«Sono qui padre», rispose il ragazzo alzandosi.
«Finalmente, sei tornato! Tre anni senza tue notizie… ho pensato al peggio, vieni sarai stanco!», disse il re prendendolo sottobraccio e trascinandolo via.
Deviad si voltò verso Iemon.
«Ci vediamo!», esclamò prima di scomparire dalla vista della ragazza, che si mise seduta cercando di capire.
Ad un tratto venne raggiunta da Rinor.
«Buongiorno Iemon», disse entrando.
«Giorno», rispose la ragazza ancora pensierosa.
«Cos’hai?»
«Io… Ora ci sono! Deviad è il fratello “scomparso” di Fibius, quello che partì da Drelegara per conoscere il mondo».
«Credo che tu ci abbia messo un po’ per capirlo», disse il cavaliere Immacolato del Fuoco mettendosi seduto accanto a Iemon.
«Fibius, cos’hai? Non sei felice?».
«Ci sono complicazioni».
«Complicazioni perché Deviad è tornato a casa?».
«No, sono molto felice che sia qui, anche se in realtà non abbiamo ottimi rapporti; comunque le complicazioni riguardano la guerra».
«Cosa è accaduto?»
«Il principe Deviad ci ha portato cattive notizie. Il regno di Andros ci ha preceduto; il nemico si sta dirigendo qui», disse Rinor.
«Partiremo oggi stesso!», esclamò Fibius.

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