Racconto. Prima parte: Chi è Corto
Aveva camminato molto Corto e aveva cercato qualcosa da mettere sotto i denti, tutto il giorno, ma si era ristorato solo con acqua fresca.
Si era preoccupato, già dal mattino presto, di rinforzare la rete del pollaio che aveva costruito da sé. Era riuscito a “procurarsi” anche un gallo, ma ora doveva far attenzione alle volpi e doveva osservarlo molto ma molto bene. Quanta fatica gli era costato quel lavoro! Il bisogno di fare le cose più impensate, per amore.
Dopo aver sistemato il pollaio e dopo aver bighellonato per la cittadina, tornava nella sua casetta. A Corto faceva comodo la solitudine.
Gli piaceva starsene silenzioso a guardare le stelle, ore e ore, fino a che gli occhi si chiudevano e cadeva nelle braccia di Morfeo.
Corto Prima Parte del racconto
-(Con Corto, bisognava stare attenti a usare certe espressioni!)-
Corto: non era il suo vero nome. Lo chiamavano così a causa della statura e… non solo per questo.
Tutto iniziò quando era solo un ragazzino e, quando la sua crescita si stoppò, la madre lo portò da medici e specialisti. Ma non ci fu nulla da fare.
Dopotutto, non è che i genitori fossero dei giganti e ancor meno i nonni, sia quelli paterni che materni. Una famiglia di bassi, quella di Corto.
A Corto ne erano capitate davvero tante, così tante che si sentiva l’incompreso per eccellenza.
Una volta, i suoi genitori, per motivi di lavoro, lo avevano lasciato con la zia Adela per alcuni giorni. Corto ci stava contento con sua zia e gli piaceva tutto quello che lei faceva. Un pomeriggio, zia Adela gli stava cucendo un maglione che aveva appena terminato di lavorare a ferri.
Corto era super contento per il maglione rosso. Rosso, sì era il suo colore preferito. Allora chiese alla zia: Ma come hai fatto?
E zia Adela rispose: Con la bacchetta magica.
Trascorse il resto dei giorni a casa di sua zia, cercando la bacchetta magica.
Zia Adela lo vedeva girare e rigirare, cercare, rovistare. Più di una volta gli chiese cosa stesse cercando. Ma il ragazzino non rispose pensando che certamente sua zia non gli avrebbe mai dato una cosa tanto preziosa come una bacchetta magica.
Così era Corto. Come quando un giorno sentì sua madre che diceva al babbo: finiscila di andare a caccia di grilli!
Corto, per anni e anni, restò convinto che suo padre, ogni volta che usciva di casa, andasse a cacciare grilli.
Corto. Prima parte del racconto
Ma torniamo al gallo. Perché questo è il cuore del racconto.
Come si può ben immaginare, Corto era rimasto solo dopo la morte dei suoi cari. Non aveva nessuno. Ovvero, aveva solo un cugino, il figlio della zia Adela che se n’era andato dal paese e si era trasferito nella grande città.
Comunque tutti i compaesani lo conoscevano e tutti lo salutavano. Ma, bisogna dire che in molti lo prendevano in giro. E non sempre Corto se ne avvedeva. Con il gallo passò lo stesso.
Perché?
A Corto piaceva tanto una giovane. Un giorno il padrone del forno gli disse:
Eh mio caro, tu non trovi moglie perché non sei come il gallo della Checca.
E come è il gallo della Checca? Chiese Corto.
Come non lo sai? Avvicinati che te lo dico, perché è un segreto:
Il gallo della Checca tutte vede e tutte becca, amico mio.
No, non posso crederci! Esclamò Corto al quale gli si aprì un mondo.
Era super felice. Nemmeno gli passò dalla testa che fosse solo un modo di dire, perché non lontano da casa sua, viveva davvero una donna anziana di nome Checca e manco a farlo apposta… La Checca aveva un gallo!!!
E che gallo!
Gli ricordava pure il maglione della zia Adela.
Oh, la zia Adela! Sospirò. Non era mai riuscito a trovare quella bacchetta magica. Se solo l’avesse trovata, come sarebbe stata diversa la sua vita!
Corto. Prima parte del racconto
Però l’idea di rubare il gallo della signora Checca che era sempre stata buona con lui, non gli piaceva affatto.
Allora trovò una soluzione.
Un giorno aveva sentito dire: Meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Andò a comprare delle uova. Le mise in un cestino con un biglietto in cui era scritto: prestito.
A notte inoltrata, andò a prendere il gallo e lasciò il cestino con le uova e il biglietto.
Non fu semplice certo, però aveva una certa esperienza con gli animali e poi quel gallo era davvero mansueto. In effetti era quasi più un animale da compagnia. E nel pollaio c’era solo lui. Altrimenti, come ben si può immaginare, Corto non avrebbe avuto vita facile con il pennuto.
Orbene, il gallo della Checca stava nel pollaio che Corto aveva costruito. Ora doveva convincere la Mimosa ad andare a casa sua. Così avrebbe visto come faceva il gallo a conquistare le donzelle.
Questa faccenda era davvero assai più complicata. Pensa che ti ripensa trovò il modo: avrebbe chiesto a Luigi, il fornaio.
Andò al paese per parlare con il suo amico. Non gli disse che aveva il gallo in casa. Girò intorno alla faccenda.
Luigi gli consigliò:
Avvicinati amico mio che è un segreto. Tu devi fare proprio come fa il gallo della Checca.
Devo fare il gallo? Chiese Corto.
Ecco, bravo. Hai capito benissimo. Corto tu sei un genio. Devi fare il gallo.
Oh, a questo proprio non avevo pensato! Grazie, Luigi.
Continua…
Alla prossima e buona vita
Emily
Seguo…